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Abbattiamo la tassazione insostenibile: la flat tax

La vera priorità del Paese è indubbiamente una tassazione insostenibile, serve una flat tax,  è urgente introdurre una profonda riforma fiscale, che possa consentire la ripartenza della grande e della piccola impresa, così da poter creare nuovi posti di lavoro e garantire una crescita economica adeguata alle effettive potenzialità della nazione. Negli Stati Uniti, Trump è riuscito in breve tempo a rendere operativa una riforma fiscale da 1500 miliardi di dollari, partita dal taglio delle tasse ad imprese e persone, con l’abbattimento delle aliquote alle imprese dal 35% al 20%. In Italia, la nostra prerogativa non può che essere analoga: la riduzione di tante tasse e balzelli, con l’introduzione di una unica flat tax: un’imposta fissa, assestata intorno 20%, che possa rivoluzionare il nostro sistema economico e rendere più sostenibile il carico fiscale. Pagare di meno, pagare tutti, pagare una sola tassa con la certezza di non sbagliare sull’entità del versamento. Nel mio impegno politico ho inquadrato delle azioni da fare in un corretto programma di Governo. In Colombia, è stata introdotta una flat tax al 20% e sono state eliminate iva e dazi doganali per favorire importazioni ed esportazioni. Le imprese hanno reagito investendo 400 milioni di euro, con un interscambio commerciale che è lievitato a 1,3 miliardi di euro l’anno, toccando cifre superiori a quelle dei Paesi europei molto più sviluppati economicamente. La Colombia secondo il Global Competitive Index, ha un altissimo indice di stabilità ed un rating superiore a quello italiano. In Colombia hanno investito Tenaris, produttrice di tubi, ma anche Enel, Lavazza e Pirelli. Tra le italiane, sono anche presenti Fca, Iveco, Piaggio, Saipem, Salini Impregilo, Illy, Ferrero, Cirio, Barilla, De Cecco, Generali: imprese che forse, con adeguate condizioni fiscali, potrebbero creare qui in Italia migliaia di posti di lavoro, senza avere la necessità di delocalizzare all’estero. Berlusconi propose la flat tax già nel 1994 e ci lavoro con l’esperto di economia Antonio Martino, allievo ed amico del premio Nobel Milton Friedman; tuttavia, gli alleati di allora vanificarono gli sforzi e non fu possibile mettere in atto il progetto. Stavolta la situazione è diversa, perché in tanti sono convinti che rivoluzionando il fisco si possa riportare l’Italia nella posizione economica che davvero merita. Finché non si riuscirà ad intervenire in maniera energica per l’abbattimento della tassazione insostenibile, è illusorio pensare che l’Italia possa ripartire.

Il futuro della nazione deve essere deciso da una classe politica competente

Con le prossime elezioni 2018, sta per iniziare una nuova stagione politica, che si rivelerà determinante per il futuro del Paese. Sono davvero tanti i nodi da sciogliere: il futuro della nostra economia, ed il legame, a volte controverso, con l’Europa di Bruxelles; la disoccupazione, vera emergenza sociale che interessa, in modo particolare, il meridione; l’immigrazione, che spesso viene identificata solo come problematica strettamente italiana quando, in realtà, i confini marittimi sono quelli dell’UE; l’ordine e la sicurezza pubblica, messa spesso a repentaglio in ogni città d’Italia. La classe politica italiana si è rivelata, in questi ultimi anni, incapace di governare, incompetente e faziosa nel tentativo di risolvere problemi interni, ed inconcludente nelle attività di politica estera. Gli uomini di Governo e le maggioranze parlamentari, per molti anni, sono stati diversi da quelli scelti dagli elettori. Hanno fallito le facce nuove della sinistra, con tante promesse, e tante parole, che non hanno trovato riscontro nei fatti. I nuovi partiti politici, così attenti a contestare ed a mostrarsi, volutamente, lontani dalle logiche di Montecitorio, sono incapaci di proporre politici d’esperienza competenti ed autorevoli, in grado di portare avanti programmi credibili. Non è più tempo delle “facce nuove”, di persone totalmente scollegate dalla realtà, incapaci di proporre soluzioni concrete; è il momento, invece, di proporre programmi politici: una vera e propria lista di idee e soluzioni per poter “rimettere in moto il Paese” rendendo competitivo il mondo del lavoro, valorizzando le nostre imprese e le nostre città. Soluzioni per riportare sicurezza sulle nostre strade, controllando il fenomeno migratorio. L’idea è quella di scegliere Berlusconi Presidente, l’uomo di grande esperienza che con le sue capacità politiche ed imprenditoriali è riuscito, negli anni di Governo, a proporre tante innovative soluzioni (Pacchetto Sicurezza, abolizione ICI, sostegno al reddito, pensioni) portando a termine tante riforme (Università, scuole, processo Civile, Pubblica Amministrazione). Chi è venuto dopo, non è stato in grado di fare altrettanto. Un nuovo Governo Berlusconi rimetterebbe lo Stato al servizio dei cittadini, introducendo una nuova economia di mercato ed una valida concorrenza per le imprese. Meno tasse e più lavoro; è questa la ricetta per ripartire. È quello che ci chiede ora l’Italia, non c’è altro tempo da perdere.

Gli impegni del nuovo Governo: economia e politica estera

Nonostante i media propongano dati che mostrino come l’economia italiana ed il lavoro siano ripartiti, la situazione è, in realtà, tutt’altro che confortante: la crescita dell’occupazione, in otto casi su dieci, è relativa a lavori a tempo determinato, che non consentono la creazione di nuovi nuclei familiari, di accendere un mutuo, di crearsi un futuro. Il divario tra il nord ed il sud dell’Italia continua ad aumentare, il meridione rimane indietro anche nella produzione e nell’esportazione. Il ceto medio si assottiglia e diventa ogni giorno sempre più povero. Il Governo Renzi è colpevole di aver alimentato il grave dissesto economico e sociale, certificato dall’Ocse, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Istat, da Svimez, dalla Corte dei Conti e financo dalla Bce. L’Italia rimane, tra i Paesi dell’eurozona, quello con il tasso di crescita minore. L’Italicum ha disatteso le aspettative: c’è bisogno di riforme vere e di un disegno politico che possa sostanzialmente innovare l’economia italiana per “rimettere in moto” l’imprenditoria e il lavoro, troppo bersagliati da imposte di ogni tipo. Paghiamo ancora il fatto di avere a che fare con un fisco incerto, con una burocrazia opprimente e  con la mancanza di una vera programmazione che porterebbe alla definitiva affermazione di modelli di business (PMI innovative, produzione “made in Italy” di qualità, turismo online, solo per citarne alcuni) che potrebbero proliferare nel nostro Paese. L’idea dell’introduzione di una Flat Tax getterebbe le basi per la creazione di una nuova economia: la burocrazia sarebbe ridotta all’osso, lo Stato potrebbe finalmente riavvicinarsi alle persone ed alle famiglie, garantendo la possibilità di “fare impresa” e di lavorare con la certezza, in ogni momento, di sapere quanto effettivamente si stia pagando di tasse e quanto sia possibile mettere sul piatto per un sano bilancio familiare. È assolutamente indispensabile far governare una classe politica competente ed in grado di imporsi anche in Europa: c’è da prendere decisioni importanti in tema di politica estera. Se i precedenti Governi non si sono visti in occasione della crisi Greca, delle dannose sanzioni contro la Russia, quello attuale non sembra così preparato a contrastare fenomeni come immigrazione o terrorismo.