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Un Referendum anche per il Piemonte

Il Referendum di Domenica 22 ottobre si preannuncia una giornata storica per la nostra Repubblica: il Referendum per la Lombardia e il Veneto potrebbe sancire, infatti, la volontà delle regioni di ottenere maggiore autonomia e maggiori poteri. Il paragone con i fatti di Catalogna è assolutamente fuori luogo: ai cittadini verrà chiesto, durante le consultazioni referendarie, se vogliono che la giunta regionale richieda allo Stato la possibilità di ottenere maggiore autonomia, tramite un’apposita procedura che passa dalla Corte Costituzionale. Il Referendum non sarà comunque vincolante, in quanto l’ultima parola spetterà comunque allo Stato italiano. Nulla a che vedere con le idee degli indipendentisti estremisti, che peraltro in Italia sono pochi e molto frazionati: il Referendum è invece una vera opportunità per poter avere la possibilità di gestire migliori risorse economiche. Da buon torinese, è mio dovere lanciare la proposta di un Referendum Day anche per il Piemonte: la mia terra natia, seconda regione italiana per estensione e sesta per numero di abitanti, avrebbe così l’opportunità di investire un importante numero di risorse regionali nella crescita e nella valorizzazione del territorio, creando i presupposti per la creazione di imprese più moderne e competitive.   In qualità di europarlamentare Forza Italia nella VII legislatura e di presidente della Fondazione Kian, ho avuto modo di comprendere come un utilizzo più razionale e localizzato delle risorse consenta di agire in maniera più agile e diretta sul territorio, gettando le basi per lo sviluppo di nuove realtà imprenditoriali e di nuovi posti di lavoro.  

“Se fossi cittadino lombardo o veneto, andrei sicuramente a votare Sí per permettere a quei territori di avere maggiori risorse da investire e per rendere le istituzioni e il sistema di impresa più competitivi sul piano della produzione e della creazione di reddito”.

  Se io fossi cittadino della Lombardia o del Veneto, il 22 ottobre andrei sicuramente a votare per il Sì: in tal modo, si avrebbero nuove prospettive e possibilità di sviluppo. Con l’autonomia di queste due regioni, alle quali vorrei aggiungere il Piemonte per le importanti zone economiche della regione, potrebbero diventare le locomotive per la crescita economica del Paese. I soldi dei cittadini non sarebbero utilizzati per coprire i buchi o le inefficienze del sistema burocratico locale, ma impegnati unicamente in crescita e sviluppo.