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Fondi Sviluppo paesi Africani

Fondi per lo Sviluppo dei Paesi Africani: non risolvono il fenomeno migratorio

Nonostante continuino a riproporsi casi di immigrazione clandestina sulle coste del Paese, il calo dei flussi è evidente: si parla di un -30% rispetto nel periodo gennaio – ottobre 2016 rispetto al medesimo periodo 2017. Ha giovato l’effetto degli accordi che l’Italia ha stretto con il Governo libico di Fayez al-Sarraj, che ha bloccato molte partenze grazie all’intervento della Guardia Costiera Libica. Affronteremo il tema dei Fondi di Sviluppo dei Paesi Africani, ma teniamo presente la realtà dei fatti. Negli ultimi giorni, il numero dei migranti illegali bloccati a Tripoli sono più di un migliaio: per loro è previsto l’affidamento alle agenzie dell’Onu che provvederanno al rimpatrio. Rimane tuttavia in piedi il problema degli sbarchi da Tunisia ed Algeria, spesso legati ad infiltrazioni terroristiche e criminali. Nell’ultima visita in Tunisia, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha evidenziato il problema delle migrazioni clandestine ed ha promesso il sostegno economico al Paese, con lo stanziamento di 40 miliardi dall’Unione Europea. Tajani, nel suo discorso ha evidenziato come il Mediterraneo debba essere visto come un ponte tra l’Europa ed il continente africano, e che noi europei abbiamo la responsabilità di non lasciare lo sviluppo dell’Africa a una Cina che non ha la stessa concezione del rispetto per l’ambiente, i valori democratici e i diritti umani. Un intervento del genere desta molte perplessità: il problema dell’immigrazione indiscriminata ed incontrollata, difficilmente verrà risolto in tempi brevi. L’idea di portare soldi in Africa, per favorire lo sviluppo dei Paesi dell’area mediterranea, sicuramente non contribuisce ad affrontare in modo diretto la questione. La storia recente mostra invece come l’Europa, basata su valori cristiani e sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ed il Nord Africa islamico, siano culturalmente troppo diversi per poter avere dei punti in comune per lo sviluppo armonico con una collaborazione attiva di entrambe le parti.

Fondi Sviluppo Paesi Africani

Lo stanziamento di fondi da parte dell’Unione Europea rischia solo di favorire le attività speculatorie o le aziende europee consolidate che operano nei territori africani. Nella peggiore delle ipotesi, potrebbero essere acquisiti da Governi africani instabili e corrotti, e riutilizzati in maniera occulta per attività non connesse con l’effettiva crescita dei Paesi. Difficilmente vedremo questi fondi “garantire lo sviluppo delle nazioni africane e il miglioramento delle loro possibilità di vita”, vale a dire stabilità politica ed economica, nuove imprese e posti di lavoro. Quindi, in che modo possono contribuire a ridurre i flussi migratori? Al netto del linguaggio diplomatico l’iniziativa suscita non poche perplessità. La Tunisia è uno dei Paesi che periodicamente riapre le rotte di migranti illegali (spesso criminali) puntando a rinegoziare al rialzo gli accordi con l’Italia. Continuare a dare alla Tunisia altri denari significherebbe incoraggiare tale attitudine. Difficile poi vedere una “nostra” civiltà che unisca un’Europa basata su valori cristiani e sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e un Nord Africa/Sahel islamici. Sono decenni che l’Occidente butta denaro in Africa e alla prossima elargizione di 40 miliardi di euro rischia di non raggiungere gli obiettivi sperati: cioè creare sviluppo per scoraggiare le migrazioni. Un po’ perché parte di quel denaro tornerà in Europa sotto forma di retribuzioni a società Ue coinvolte nei vari progetti di sviluppo e una parte importante finirà nelle tasche bucate e corrotte dei governanti africani. Anche nella migliore delle ipotesi, se avesse ragione Tajani nel sostenere che “ci vogliono 40 miliardi di euro per generare un effetto leva di 400 miliardi di euro”, nessun Paese africano assomiglierebbe comunque alla Svizzera prima dei prossimi 30/50 anni lasciando quindi intatte le ragioni che spingono molti a raggiungere illegalmente l’Europa, non tanto in cerca di lavoro ma di un solido welfare assistenziale. Secondo il presidente dell’Europarlamento gli investimenti produttivi in Africa sono la chiave per lottare contro l’emigrazione clandestina, oltre al rafforzamento del controllo delle frontiere. “Non è con le parole che si convincono i migranti a rimanere a casa loro, bisogna offrire loro la possibilità di avere una vita decente” ha detto Tajani. Affermazioni di buona volontà ma che suonano come utopie poco convincenti a chi conosce l’Africa. Sarebbe forse meglio destinare quella cifra a finanziare il rimpatrio di almeno una parte degli oltre 2 milioni di immigrati illegali giunti in Europa negli ultimi anni, dei quali 650 mila solo in Italia dalla rotta libica. Quanto ai paesi africani, la leva finanziaria potrebbe avere un senso come premio a chi non fa partire i propri connazionali invece di donare denari a pioggia a regimi che ci manderanno comunque i loro concittadini per poi chiederci più soldi per riprendersene indietro una parte. Resta infatti evidente che nessuna politica per l’Africa sarà credibile finché l’Europa non respingerà i migranti illegali in arrivo e non espellerà quelli già arrivati negando ogni aiuto agli Stati che speculano sull’immigrazione. In questo contesto sorprende che il ministro dell’Interno Marco Minniti abbia invitato a guardarsi “dai cattivi maestri, dagli apprendisti stregoni che dicono che c’è una mossa che risolve il problema immigrazione”. Minniti ha inoltre espresso il timore “che la democrazia italiana possa essere messa in discussione da un’onda populista”. Come se i partiti cosiddetti “populisti” non vincessero elezioni regolarmente e in modo democratico o proponessero regimi e dittature. Colpisce che un uomo di spessore come Minniti non si sia reso conto che l’unica vera minaccia alla libertà, alla democrazia e ai diritti in Europa è rappresentata dalla penetrazione islamica che anche il PD favorisce, non certo da quelle forze che vorrebbero arginarla.