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Kurdistan, l’indipendenza è un plebiscito!

Grazie ai voti di cinque milioni di curdi in Iraq, il referendum per l’indipendenza del Kurdistan ha ottenuto il 91,8% dei voti. È una notizia storica, che ha trasformato la consultazione referendaria voluta dal presidente Masoud Barzani in una vera e propria festa. È una vittoria del popolo curdo, al quale va riconosciuto il diritto gestirsi con una nuova identità nazionale, valorizzando le proprie storiche tradizioni. Un popolo ambizioso, che ha saputo, da sempre, osteggiare l’ISIS contrastandolo in più occasioni. Le analogie con la possibile indipendenza della Catalogna sono evidenti; tuttavia, la situazione è decisamente più tesa. La crisi con gli Stati confinanti è in atto: le truppe irachene e quelle turche si ammassano lungo i confini. L’ISIS è alle porte e rimane una minaccia incombente.  Gli iracheni sono restii a vedere sottratta una parte del proprio territorio, in particolare la regione di Kirkuk, ricca di petrolio. L’intera regione appare destabilizzata con i curdi di Siria, Turchia ed Iran, che sostengono lo Stato autonomo, contro i governi locali. Il premier Barzani è contestato ed accusato di un’amministrazione macchiata da corruzione e nepotismo. I rischi di guerre e tensioni sono all’orizzonte: come nella Bosnia Erzegovina, tra etnie serba, croata e musulmana, e come già accaduto tante volte in tutto il mondo, con l’Unione Sovietica, la Repubblica federale jugoslava, la Cecoslovacchia o del Sudan. Tuttavia, i sentimenti di autodeterminazione e nazionalismo non vanno mai soppressi. Anche se l’augurio migliore che possiamo fare è quello che venga evitato l’uso della forza e la violenza, che potrebbe danneggiare il popolo curdo. I curdi hanno già un secolo di lotte: la loro posizione indipendentista non è stata presa in considerazione al termine delle due guerre mondiali, e tutto il ventesimo secolo è stato per loro un vero e proprio calvario, tempestato da scontri e massacri, come quello di Halabja, compiuto impunemente con le armi chimiche da Saddam Hussein nel 1988.

Catalogna Indipendente: merita di restare nell’UE?

La storia dell’indipendenza della Catalogna deve essere ancora scritta. Nonostante il pugno duro di Madrid, con la Procura che ordina alla polizia catalana di recintare i seggi evitare il referendum ritenuto dalla Spagna assolutamente illegittimo, restano comunque possibilità di dialogo tra le parti in causa. La regione di Barcellona può, e deve, tutelare la propria posizione indipendentista, anche se. le possibilità di vedere costituita una vera e propria Repubblica catalana rimangono assolutamente remote. Nonostante la legittima voglia di distinguersi dal resto della Spagna, la visione catalana appare assolutamente miope e caotica. Il 61% degli abitanti della regione è consapevole dell’illegalità stessa del referendum, e spesso le posizioni moderate vengono sopraffatte dall’estremismo e dall’indipendentismo. I Governi catalani hanno mostrato idee alquanto discutibili in tema di politica estera, in particolare della gestione dei flussi migratori: più volte si è mostrata estremamente favorevole ad accogliere, senza alcuna regola, i flussi di migranti. È una posizione decisamente anomala, che allontana la Catalogna dalle politiche europee in tema di migrazioni, e dalle comuni prese di posizione in tema di sicurezza ed ordine pubblico. Il recente attacco terroristico di Barcellona ha proprio dimostrato come la necessità di garantire la sicurezza nazionale sia oramai una priorità per ogni Paese dell’Unione Europea, che ha il diritto ed il dovere di esercitare un controllo dei migranti, ospitandone un numero utile previsto dalle normative. Un Paese Europeo, che guarda verso il futuro, deve avere una visione comune sugli obiettivi dell’Unione: l’immigrazione e la conseguente islamizzazione costituiscono un serio pericolo, sia per le diffuse posizioni estremiste di tanti esponenti, che per la lontananza con le tradizioni dei nostri Paesi, troppo spesso trascurate. La costituzione di un governo a Barcellona così fuori dagli schemi, privo di regolamentazioni e lontano dalle idee di Bruxelles, rischierebbe di essere una vera e propria mina vagante, causando veri e propri danni all’UE in tema di economia e politica estera. Con la presenza di una Catalogna indipendente, e con un Governo simile, sarebbe necessario discutere e valutare l’eventuale permanenza nell’unione europea. L’UE è fatta di regole, che devono essere rispettate da tutti per il bene comune.