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Il programma del centrodestra convince gli italiani

Il programma del centrodestra convince gli italiani

I sondaggi più recenti mostrano come il centrodestra cresca ancora, acquistando la fiducia dei propri elettori, Il programma del centro destra convince fgli Italiani. Il merito è probabilmente quello di aver firmato un programma politico credibile, che viene percepito come più affidabile e di maggior qualità rispetto a quello di quello delle altre coalizioni. Secondo un recente rilevamento promosso dal Huffington Post, infatti, il centrodestra – con particolare riferimento all’ala moderata si rivela convincente, a danno dei diretti avversari, in particolare del PD che scende inesorabilmente al 22%. Particolare rilevanza viene dato al tema della politica economica, che si dimostra coerente e sostenibile, sostenuto da coperture credibili. L’idea del centro destra è sostanzialmente in contrapposizione con quelle di PD e Movimento 5 Stelle, in quanto basata su una profonda riforma strutturale. La Flat Tax rappresenta un importante punto di svolta per l’intero sistema fiscale, in quanto le famiglie avrebbero ben chiaro il livello di tassazione al quale andranno incontro e verranno incentivati a produrre più reddito. Inoltre, si allargherebbe la platea di potenziali investitori, così da assicurare la creazione nuovi posti di lavoro anche in aree del territorio ove la disoccupazione è molto alta. L’aliquota del 23% è una proposta intelligente ed estremamente pragmatica: il gettito fiscale si manterrà inalterato, autofinanziando la riforma. La pressione fiscale invece si ridurrà proporzionalmente con la crescita del reddito, con stime di un punto l’anno nel corso della legislatura, parallelamente alla spesa. La “pressione dello Stato” si ridurrebbe, aprendo le porte a nuove forme di investimento e all’aumento dei consumi. Se portata a termine, la riforma proposta è la migliore soluzione per ottenere il maggior rigore di bilancio, quindi è quella più vicina all’Europa. Nessuna categoria è stata trascurata: l’aumento a 1000 euro delle pensioni minime, più volte affermato da Berlusconi, potrebbe migliorare le condizioni di vita di tanti anziani costretti a sopravvivere percependo un reddito pensionistico davvero esiguo, dando nuova ninfa ai consumi.
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Flat tax e sconti, Irpef al 23%: Forza Italia punta al rilancio economico

È di Forza Italia la più rivoluzionaria idea di riforma del sistema fiscale, che pone le basi per un serio rilancio della nostra economia, attaverso il concetto della Flat Tax. Pagare meno, pagare tutti senza troppe complicazioni legate a tasse e balzelli che opprimono il contribuente e allontanano gli investitori. Alla vigilia delle elezioni politiche 2018, ci sono alcuni importanti impegni che il partito vuole portare a termine nel prossimo governo, in grado di favorire famiglie ed imprese.

Perché la Flat Tax è la soluzione ideale

La riforma del sistema tributario prevede l’introduzione di un’unica aliquota fiscale per le persone fisiche e giuridiche. Chi guadagna poco verrà tutelato con l’introduzione di una no tax area e con un’esenzione totale sotto una determinata soglia. Verranno abolite imposta di successione e sulle donazioni., e cancellate tutte le pendenze fiscali degli italiani. Negli ultimi anni, l’introduzione della Flat tax ha consentito a diversi Paesi dell’est europeo di accelerare la crescita economica nazionale.

L’aliquota della Flat Tax

Berlusconi ha previsto di partire già nel 2018 con una flat tax del 23% e, nei prossimi anni, di abbassarla fino al 15-20%; la no tax area dovrebbe scende fino a 12 mila euro. La pressione fiscale si ridurrà consentendo maggiore liquidità economica alle famiglie, incrementando nel contempo le possibilità di creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro.

I costi della Flat Tax

I costi stimati rivoluzionaria si attestano intorno i 50 miliardi l’anno, senza gravare ulteriormente sul bilancio pubblico. Le coperture verranno garantire dalla semplificazione delle tante deduzioni e detrazioni che oggi costano all’erario 171 miliardi senza produrre risultati apprezzabili, e dalla lotta all’evasione fiscale, il cui gettito stimato in Italia è di oltre 107 miliardi. Un sistema fiscale più efficiente ad aliquota unica più bassa riuscirebbe infatti all’emersione del sommerso, garantendo risorse di oltre 20 miliardi di euro. La progressività dell’imposizione fiscale, prevista dall’art. 53 della nostra Costituzione, verrà garantita da un sistema di deduzioni in grado di favorire, in particolare, i redditi medio-bassi. Verranno inoltre portati a termine la cartolarizzazione dei beni confiscati alla mafia, ed un piano, da 5 miliardi l’anno per 5 anni, destinato alla lotta contro la povertà.

I vantaggi della Flat tax

Con la Flat tax ogni contribuente saprà esattamente quanto pagare, senza necessità di rivolgersi ad un professionista e senza possibilità di errore. Nel programma di governo di Forza Italia si evidenzia come «Le prove empiriche e le esperienze internazionali mostrano come efficienza e semplificazione fiscale comportino un aumento di gettito».
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Berlusconi e la flat tax: ecco cosa serve davvero all’Italia

Nelle recenti apparizioni, Silvio Berlusconi è apparso nuovamente in forma e pronto proporre la ricetta ideale per far ripartire il Paese, che deve puntare oggi ad una vera e propria rivoluzione fiscale, partendo dal concetto della Flat Tax. Lo stato di oppressione fiscale in cui viviamo, basato su numerose tasse e balzelli che pesano come un macigno sulla crescita economica e sulla salute delle singole attività, dovrà presto concludersi. Il Cavaliere ha annunciato da tempo che punterà alla cosiddetta flat tax, con un’aliquota più bassa di quella attuale ed inferiore dunque al 23%. Proporre meno tasse per tutti (in particolare, per chi paga e produce) potrebbe stimolare la crescita economica e ridurre l’evasione fiscale. Oggi ci sono tasse altissime” ha sottolineato Berlusconi «ed è difficilissimo compilare il modulo 730. La flat tax dovunque è stata applicata ha dato risultati straordinari. Ci sarà un modulo da una pagina e non più di sedici pagine». Ricorda inoltre che «la flat tax è stata applicata in più di 60 Paesi” e che in tema di lavoro proporrà “zero contributi per sei anni a chi assume a tempo indeterminato». I più scettici criticano il fatto che non esistano prove certe sull’effettiva efficacia della tassazione unica; tuttavia, il successo appare garantito. Ad Hong Kong la flat tax venne introdotta nel secondo dopoguerra, determinando un forte successo economico; nelle tre Repubbliche baltiche Lituania, Lettonia ed Estonia, fu invece decisa nel 1994, creando i presupposti per uno dei tassi di crescita più alti d’Europa. Molto positiva l’esperienza anche in Russia, ove è stata introdotta nel 2001. La flat tax porterà ad una riduzione delle tasse da pagare ed una diminuzione delle entrate fiscali stimata, per l’Italia, intorno ai 95 miliardi. Forza Italia prevede che la maggior parte di questi introiti saranno recuperati dall’evasione, che si ridurrà in quanto, con tale aliquota, eludere il fisco più difficile e meno conveniente. Inoltre, l’introduzione dell’aliquota unica più bassa potrebbe dare nuova linfa ai mercati ed attirare i capitali degli investitori esteri. Numerosi i consensi sulla proposta, provenienti da tutto il mondo: tra i più autorevoli, quello di Bill Emmott, ex direttore dell’Economist da sempre molto critico sul Cavaliere (nel 2001 fu autore della famosa copertina su ‘Berlusconi unfit to lead Italy’ – inadatto a guidare l’Italia). Emmot ritiene che la flat tax possa rivelarsi una soluzione adeguata ai problemi economici del nostro Paese, considerando che «l’evasione delle tasse è un grandissimo problema per l’Italia e un’imposta sul reddito semplificata con una sola aliquota, pagata da chiunque guadagni oltre un determinato importo, sembra una buona idea in queste condizioni. L’evasione fiscale crea enormi problemi ai conti pubblici italiani e fa ricadere un onere troppo pesante su tutti quelli che non sono in grado di evadere le tasse, perché lavoratori dipendenti o pensionati, riducendo la loro capacità di consumo e mettendo in moto un circolo vizioso che porta alla stagnazione dell’economia. Dopo 20 anni di sottosviluppo economico rispetto ai partner europei, mi sembra che sia arrivata l’ora di riforme radicali».
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Abbattiamo la tassazione insostenibile: la flat tax

La vera priorità del Paese è indubbiamente una tassazione insostenibile, serve una flat tax,  è urgente introdurre una profonda riforma fiscale, che possa consentire la ripartenza della grande e della piccola impresa, così da poter creare nuovi posti di lavoro e garantire una crescita economica adeguata alle effettive potenzialità della nazione. Negli Stati Uniti, Trump è riuscito in breve tempo a rendere operativa una riforma fiscale da 1500 miliardi di dollari, partita dal taglio delle tasse ad imprese e persone, con l’abbattimento delle aliquote alle imprese dal 35% al 20%. In Italia, la nostra prerogativa non può che essere analoga: la riduzione di tante tasse e balzelli, con l’introduzione di una unica flat tax: un’imposta fissa, assestata intorno 20%, che possa rivoluzionare il nostro sistema economico e rendere più sostenibile il carico fiscale. Pagare di meno, pagare tutti, pagare una sola tassa con la certezza di non sbagliare sull’entità del versamento. Nel mio impegno politico ho inquadrato delle azioni da fare in un corretto programma di Governo. In Colombia, è stata introdotta una flat tax al 20% e sono state eliminate iva e dazi doganali per favorire importazioni ed esportazioni. Le imprese hanno reagito investendo 400 milioni di euro, con un interscambio commerciale che è lievitato a 1,3 miliardi di euro l’anno, toccando cifre superiori a quelle dei Paesi europei molto più sviluppati economicamente. La Colombia secondo il Global Competitive Index, ha un altissimo indice di stabilità ed un rating superiore a quello italiano. In Colombia hanno investito Tenaris, produttrice di tubi, ma anche Enel, Lavazza e Pirelli. Tra le italiane, sono anche presenti Fca, Iveco, Piaggio, Saipem, Salini Impregilo, Illy, Ferrero, Cirio, Barilla, De Cecco, Generali: imprese che forse, con adeguate condizioni fiscali, potrebbero creare qui in Italia migliaia di posti di lavoro, senza avere la necessità di delocalizzare all’estero. Berlusconi propose la flat tax già nel 1994 e ci lavoro con l’esperto di economia Antonio Martino, allievo ed amico del premio Nobel Milton Friedman; tuttavia, gli alleati di allora vanificarono gli sforzi e non fu possibile mettere in atto il progetto. Stavolta la situazione è diversa, perché in tanti sono convinti che rivoluzionando il fisco si possa riportare l’Italia nella posizione economica che davvero merita. Finché non si riuscirà ad intervenire in maniera energica per l’abbattimento della tassazione insostenibile, è illusorio pensare che l’Italia possa ripartire.

Gli impegni del nuovo Governo: economia e politica estera

Nonostante i media propongano dati che mostrino come l’economia italiana ed il lavoro siano ripartiti, la situazione è, in realtà, tutt’altro che confortante: la crescita dell’occupazione, in otto casi su dieci, è relativa a lavori a tempo determinato, che non consentono la creazione di nuovi nuclei familiari, di accendere un mutuo, di crearsi un futuro. Il divario tra il nord ed il sud dell’Italia continua ad aumentare, il meridione rimane indietro anche nella produzione e nell’esportazione. Il ceto medio si assottiglia e diventa ogni giorno sempre più povero. Il Governo Renzi è colpevole di aver alimentato il grave dissesto economico e sociale, certificato dall’Ocse, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Istat, da Svimez, dalla Corte dei Conti e financo dalla Bce. L’Italia rimane, tra i Paesi dell’eurozona, quello con il tasso di crescita minore. L’Italicum ha disatteso le aspettative: c’è bisogno di riforme vere e di un disegno politico che possa sostanzialmente innovare l’economia italiana per “rimettere in moto” l’imprenditoria e il lavoro, troppo bersagliati da imposte di ogni tipo. Paghiamo ancora il fatto di avere a che fare con un fisco incerto, con una burocrazia opprimente e  con la mancanza di una vera programmazione che porterebbe alla definitiva affermazione di modelli di business (PMI innovative, produzione “made in Italy” di qualità, turismo online, solo per citarne alcuni) che potrebbero proliferare nel nostro Paese. L’idea dell’introduzione di una Flat Tax getterebbe le basi per la creazione di una nuova economia: la burocrazia sarebbe ridotta all’osso, lo Stato potrebbe finalmente riavvicinarsi alle persone ed alle famiglie, garantendo la possibilità di “fare impresa” e di lavorare con la certezza, in ogni momento, di sapere quanto effettivamente si stia pagando di tasse e quanto sia possibile mettere sul piatto per un sano bilancio familiare. È assolutamente indispensabile far governare una classe politica competente ed in grado di imporsi anche in Europa: c’è da prendere decisioni importanti in tema di politica estera. Se i precedenti Governi non si sono visti in occasione della crisi Greca, delle dannose sanzioni contro la Russia, quello attuale non sembra così preparato a contrastare fenomeni come immigrazione o terrorismo.

Obiettivo economia: ripartire dalla Flat Tax

Nonostante le difficoltà che, su più fronti, coinvolgono il nostro Paese, il primo pensiero è sicuramente quello della nostra difficile situazione economica: una vera e propria sfida, che deve essere affrontata con metodi innovativi e rivoluzionari. Le famiglie italiane non riescono ad avere i soldi per poter creare un futuro per i propri figli, poter vivere nel benessere quotidiano e perfino poter acquistare beni di prima necessità. Il tasso di disoccupazione è sempre più alto, e le imprese chiudono a causa della mancanza di lavoro e dell’enorme pressione fiscale. L’idea di introdurre una Flat Tax è semplice e, allo stesso tempo, geniale: cestinare l’intero sistema italiano, composto da leggi impositive farraginose e incomprensibili, detrazioni e deduzioni, ed inserire un’unica aliquota del per persone e aziende. La Flat Tax come noi la intendiamo deve attestarsi tra il 15 ed il 25% del reddito. Con la Flat Tax ognuno, sia esso persona fisica o giuridica, pagherà una percentuale come sopra indicata, di quello che guadagna, senza alcun calcolo o tassazione extra. Già introdotta, con successo, da diversi Paesi dell’Est Europa, la Flat Tax porterebbe ad una serie di interessanti vantaggi:
  • semplicità nella tassazione: ognuno sarebbe in grado istantaneamente di conoscere l’importo delle tasse da pagare, più basse di quelle attuali. L’amministrazione finanziaria sarebbe meno impegnata nel dover controllare, ogni anno, deduzioni e detrazioni;
  • La riforma dell’Irpef e alcuni istituti di welfare, spesso troppo lontani dalle effettive esigenze e dagli introiti reali delle famiglie;
  • emersione di tutta la cosiddetta economia sommersa: con aliquote simili, ed un rafforzamento dei controlli fiscali, non ci sarebbe alcun motivo di lavorare in nero;
  • pagano poco e tutti, e le entrate fiscali sicuramente aumenteranno;
  • è da tempo caldeggiata da ampi settori di Confindustria, che vedono ne intravedono l’opportunità per aumentare la produzione e attirare gli investitori esteri;
  • i redditi più bassi sono esenti da tale imposizione (no Tax Area). Ne sarebbero favoriti i pensionati e coloro che hanno un reddito estremamente basso.
La Flat Tax è molto criticata per la mancanza di progressività dell’imposizione, ma rappresenta una svolta epocale, per uno Stato così legato alla burocrazia come quello italiano. È in grado, con un adeguato percorso legislativo, di dare la scossa all’intero sistema e di far ripartire l’economia.