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Berlusconi e la flat tax: ecco cosa serve davvero all’Italia

Nelle recenti apparizioni, Silvio Berlusconi è apparso nuovamente in forma e pronto proporre la ricetta ideale per far ripartire il Paese, che deve puntare oggi ad una vera e propria rivoluzione fiscale, partendo dal concetto della Flat Tax. Lo stato di oppressione fiscale in cui viviamo, basato su numerose tasse e balzelli che pesano come un macigno sulla crescita economica e sulla salute delle singole attività, dovrà presto concludersi. Il Cavaliere ha annunciato da tempo che punterà alla cosiddetta flat tax, con un’aliquota più bassa di quella attuale ed inferiore dunque al 23%. Proporre meno tasse per tutti (in particolare, per chi paga e produce) potrebbe stimolare la crescita economica e ridurre l’evasione fiscale. Oggi ci sono tasse altissime” ha sottolineato Berlusconi «ed è difficilissimo compilare il modulo 730. La flat tax dovunque è stata applicata ha dato risultati straordinari. Ci sarà un modulo da una pagina e non più di sedici pagine». Ricorda inoltre che «la flat tax è stata applicata in più di 60 Paesi” e che in tema di lavoro proporrà “zero contributi per sei anni a chi assume a tempo indeterminato». I più scettici criticano il fatto che non esistano prove certe sull’effettiva efficacia della tassazione unica; tuttavia, il successo appare garantito. Ad Hong Kong la flat tax venne introdotta nel secondo dopoguerra, determinando un forte successo economico; nelle tre Repubbliche baltiche Lituania, Lettonia ed Estonia, fu invece decisa nel 1994, creando i presupposti per uno dei tassi di crescita più alti d’Europa. Molto positiva l’esperienza anche in Russia, ove è stata introdotta nel 2001. La flat tax porterà ad una riduzione delle tasse da pagare ed una diminuzione delle entrate fiscali stimata, per l’Italia, intorno ai 95 miliardi. Forza Italia prevede che la maggior parte di questi introiti saranno recuperati dall’evasione, che si ridurrà in quanto, con tale aliquota, eludere il fisco più difficile e meno conveniente. Inoltre, l’introduzione dell’aliquota unica più bassa potrebbe dare nuova linfa ai mercati ed attirare i capitali degli investitori esteri. Numerosi i consensi sulla proposta, provenienti da tutto il mondo: tra i più autorevoli, quello di Bill Emmott, ex direttore dell’Economist da sempre molto critico sul Cavaliere (nel 2001 fu autore della famosa copertina su ‘Berlusconi unfit to lead Italy’ – inadatto a guidare l’Italia). Emmot ritiene che la flat tax possa rivelarsi una soluzione adeguata ai problemi economici del nostro Paese, considerando che «l’evasione delle tasse è un grandissimo problema per l’Italia e un’imposta sul reddito semplificata con una sola aliquota, pagata da chiunque guadagni oltre un determinato importo, sembra una buona idea in queste condizioni. L’evasione fiscale crea enormi problemi ai conti pubblici italiani e fa ricadere un onere troppo pesante su tutti quelli che non sono in grado di evadere le tasse, perché lavoratori dipendenti o pensionati, riducendo la loro capacità di consumo e mettendo in moto un circolo vizioso che porta alla stagnazione dell’economia. Dopo 20 anni di sottosviluppo economico rispetto ai partner europei, mi sembra che sia arrivata l’ora di riforme radicali».

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