Articoli

Economia e Fisco in Italia: primo obiettivo, sconfiggere la burocrazia

La riforma del sistema fiscale italiano rappresenta il primo passo verso un sistema economico più sano, ove poter sviluppare nuove idee imprenditoriali e poter ripartire con nuove imprese. Il fisco italiano, arcaico, farraginoso e complesso, blocca sul nascere ogni idea, è difficile da adempiere ed è sempre pronto a sanzionare ogni minima inadeguatezza, sia per le famiglie che per i commercianti. Se il nostro obiettivo è quello di rimettere in moto il sistema economico italiano, basato sul lavoro e sulle PMI, è necessario sconfiggere l’inadeguato sistema burocratico italiano, uno dei principali motivi di blocco della crescita. Snellire la burocrazia vuol dire introdurre un nuovo sistema fiscale meno opprimente e più a “misura di famiglia”: un codice fiscale familiare, consentirebbe di considerare ogni famiglia italiana come un singolo soggetto fiscale, al quale deve essere concesso di poter detrarre ogni tipo di costo per il proprio benessere, dall’istruzione, alla palestra, fino alle vacanze. Fare in modo che le tasche degli italiani restino più piene dopo aver pagato le tasse non significa necessariamente ridurre il gettito fiscale: serve invece a dare la possibilità di rimettere in circolo liquidità per consentire la ripresa delle PMI, storicamente motore dell’imprenditoria italiana. Le imprese devono sentirsi libere di poter operare senza l’incubo di vessazioni e minacce da fisco ed autorità, di lavorare con estrema libertà, pagando le tasse in maniera chiara e semplice. I moderni sistemi informatici consentirebbero di creare aziende e pagare le imposte direttamente online, senza dover fare una fila, pagare bolli o spese secondarie, attendere firme di funzionari. A Bruxelles, se una persona vuole aprire un bar, affitta il locale ed acquista una macchina del caffè, iniziando subito a lavorare ed ottenere i primi introiti. Dopo qualche giorno, i tecnici comunali eseguono un sopralluogo per verificare se la normativa è stata rispettata o ci sono degli elementi ancora da sistemare. Perché tutto ciò non deve essere reso possibile anche in Italia? Questo ed altro fa parte del mio programma politico.

Alle stelle la pressione fiscale: 48,8% secondo la Cgia di Mestre

Una vera e propria mazzata per famiglie, imprenditori e lavoratori la pressione fiscale 2017 in Italia: secondo i dati calcolati dall’Ufficio Studi della Cgia di Mestre, si attesta al 48,8%, ben sei punti superiore al dato ufficiale del 42,5%. Il valore evidenzia, anche quest’anno, come il fisco italiano sia troppo oneroso e continua a rappresentare il vero ostacolo alla possibile ripresa economica del Paese.   In cosa differisce il dato ufficiale da quello calcolato dalla Cgia? Ricordiamo che la pressione fiscale è il rapporto tra le entrate fiscali e il Pil prodotto in un anno. L’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre ha rimosso dal Pil tutte quelle entrate che non producono alcun gettito nelle casse dello Stato, vale a dire l’economia sommersa e le attività illegali che ammontano – nell’ultimo dato utile, quello del 2014 – a 211 milioni di euro.   In questo modo, la pressione fiscale effettivamente calcolata considera tutti coloro che, effettivamente, versano regolarmente tutte le imposte: i lavoratori dipendenti, gli autonomi, i pensionati e le imprese che ottemperano regolarmente ai pagamenti al fisco.   L’alto livello di tassazione, ritenuto insopportabile, allontana gli investitori e testimonia la necessità di adottare una politica economica innovativa ed attuare profonde riforme che mirino, innanzitutto, alla semplificazione, alla riduzione delle imposte indirette, alla certezza della tassazione.   Solo con la riforma fiscale l’Italia può tornare ad essere un Paese dove investire, dove poter lavorare serenamente per migliorare la qualità della vita delle famiglie. Creare ed investire nella crescita imprenditoriale è diventato difficilissimo: un dipendente costa al proprio datore di lavoro una cifra pari allo stipendio netto che deve elargire. La burocrazia non fa altro che complicare le cose, rendendo meno chiari pagamenti e scadenze. Una riorganizzazione fiscale, che sappia anche ascoltare il cittadino e gli addetti ai lavori, è caldamente auspicabile e deve essere messa in agenda con urgenza.