Israele e la Risoluzione dell’UNESCO su Hebron
Nessun politico italiano ha commentato ciò che accade in Israele è la risoluzione dell’Unesco su Hebron. La scelta dell’Unesco di proclamare con una risoluzione votata venerdì a Cracovia come “siti palestinesi” del Patrimonio Mondiale e “in pericolo”, la Città Vecchia di Hebron e la Tomba dei Patriarchi.
Peccato che io ci sia stato il giorno prima e che abbia potuto visitare il secondo luogo sacro dell’ebraismo con il rispetto che ciascun cristiano è solito portare alle religioni altrui. Ho potuto studiare – sempre sul posto – il legame tra la città e l’ebraismo e, soprattutto, osservare quei luoghi.
E, proprio da osservatore, pongo tre questioni:
– Ero a Hebron in Giudea, in una terra che da millenni non ha cambiato mai nome e il cui significato appare piuttosto chiaro e poco riconducibile a culture diverse da quella ebraica.
– Il sito religioso è la Tomba dei Patriarchi, ovvero: Abramo, Sarah, Isacco, Giacobbe e Leah, tutti nomi biblici piuttosto difficili da confondere con Maometto, Allah, Mustafa, Abdul e qualche altro nome di origine islamica.
– Il luogo dove si trovano le tombe fu comprato dallo stesso Abramo per seppellirvi la moglie. Si tratta quindi di una sorta di “tomba di famiglia” risalente a un migliaio di anni prima della nascita di Maometto.
Ciò che dico è documentato, e non il frutto di una posizione propagandistica.
Alla luce di quanto ho visto personalmente mi chiedo se sia la vera missione dell’Unesco quella di attribuire “paternità politiche” discutibili e di grande impatto geopolitico, piuttosto che occuparsi della salvaguardia dei grandi siti storici gravemente compromessi dalle devastanti politiche di distruzione avviate da governi dittatoriali arabi contigui al terrorismo internazionale.
La politica estera la si impara “sul posto”: quanti tra ministri e ambasciatori possono dire di aver visto come stanno le cose a Hebron dove io ho passato un’intera giornata non certamente turistica? Sono sicuro della risposta, pochi, spesso le questioni si preferisce non affrontarle nella maniera semplice in cui si presentano.