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Stx-Fincantieri, i francesi preferiscono la gestione delle aziende italiane?

Dopo gli eventi di Saint-Nazaire, che ha visto il Governo francese nazionalizzare i cantieri navali di Stx violando gli accordi con Fincantieri, l’attenzione torna di nuovo sulla società francese, pronta a riprendere i lavori per la realizzazione di Symphony of the Seas, la nave da crociera più grande del mondo. Nonostante le potenzialità del bacino di costruzione, l’impresa era sull’orlo del fallimento; oggi, rivive una nuova giovinezza, con un boom di ordinativi per 4,6 miliardi di euro. Secondo diverse opinioni raccolte da alcune testate giornalistiche italiane, però, diversi addetti ai lavori non hanno infatti apprezzato la manovra di Macron e il colpo basso inferto a Fincantieri. Sono molte, infatti, le voci che riportano come «gli italiani siano più sul mercato» e che manifestano evidenti diffidenze nei confronti del processo di «nazionalizzazione temporanea» imposto dal Governo Francese.   L’accordo tra Hollande e l’Italia, stipulato prima dell’arrivo di Macron, riusciva ad accontentare impiegati e dipendenti: Fincantieri avrebbe ottenuto il 48% del capitale; il 6% sarebbe andato alla Fondazione CRTrieste e il rimanente suddiviso tra lo Stato francese (già proprietario del 33,4%) e la società pubblica militare Naval Group. I sindacati sono oggi decisamente molto critici: secondo Sébastien Benoit della Cgt (la Cgil francese), la manovra del Premier ha delle finalità meramente propagandistiche: «Macron è il campione dei colpi mediatici – dice -. Con la nazionalizzazione è diventato il protettore dell’impiego industriale e con pochi soldi, appena 80 milioni di euro. Per Neymar il Psg ne ha sborsati più di 500. La vicenda è diventata un caso politico e basta».     Lo Stato non può sostituirsi ad un impianto industriale, non può garantire dei piani di sviluppo, non può assicurare le garanzie sociali per i lavoratori. A molti non sarebbe stato così importante se la maggioranza fosse stata nelle mani italiane o meno. Tuttavia, il lavoro è ripreso, e sono tante le aziende pronte ad investire a Saint-Nazaire, in un’area della Francia (quella compresa fino a Nantes) ove la disoccupazione è scesa e l’industria ha dato evidenti segnali di ripresa.

Macron nazionalizza Stx e Fincantieri precipita in Borsa

Nonostante i tentativi di rassicurazione, i francesi hanno deciso di nazionalizzare Stx:  l’operazione, formalizzata dal Ministro dell’Economia Bruno Maire, è stata un vero e proprio sgarbo all’Italia, che doveva, in base agli accordi, acquisire il 66,6% della società cantieristica, con Fincantieri. Macron, dopo essersi presentato come alfiere del liberismo, rivede senza indugi gli accordi con l’Italia. “I cantieri navali di Saint Nazaire non sono destinati a rimanere sotto il controllo dello Stato”, ha inteso precisare, “Così avremo più tempo per trovare un nuovo partner”. Dopo l’annuncio, il titolo Fincantieri è subito precipitato in borsa, perdendo il 3,86% a Piazza Affari. La Francia sceglie di salvaguardare l’impresa nazionale e, nello specifico, protegge quelle aziende utili a “difendere gli interessi strategici nazionali” come ha recentemente ammesso il leader francese. Non voler dare seguito ad accordi già conclusi è un atto gravissimo:  lo“Schiaffo di Saint-Nazaire” mostra ancora una volta il fallimento del Governo italiano, contro l’azione del governante francese che, in più di un’occasione – dall’emergenza immigrazione, alla politica estera – ha mostrato di dimenticare lo spirito europeista in favore di nazionalismo e protezionismo, esattamente il contrario delle idee politiche manifestate in campagna elettorale. L’ingerenza francese nei confronti degli italiani, in piena violazione della normativa europea sugli aiuti di Stato, potrebbe costare all’Italia fino a 40 miliardi di euro, con perdite di business legate anche al petrolio libico. Macron, nel frattempo, si dimostra decisamente attento ai rapporti con la Libia, ex colonia italiana: riesce a mettere pace i leader libici,  portando a casa applausi dalla comunità internazionale. Per poter realizzare progetti condivisi sono necessarie fiducia e rispetto reciproco, supportati da una classe politica valida che possa con impegno ed entusiasmo, proporre soluzioni anche ai problemi di politica estera. E, soprattutto, con la voglia – che spesso diverse nazioni europee tendono oggi a soffocare – di uscire dalla logica dei confini nazionali.