Macron nazionalizza Stx e Fincantieri precipita in Borsa

Nonostante i tentativi di rassicurazione, i francesi hanno deciso di nazionalizzare Stx:  l’operazione, formalizzata dal Ministro dell’Economia Bruno Maire, è stata un vero e proprio sgarbo all’Italia, che doveva, in base agli accordi, acquisire il 66,6% della società cantieristica, con Fincantieri. Macron, dopo essersi presentato come alfiere del liberismo, rivede senza indugi gli accordi con l’Italia. “I cantieri navali di Saint Nazaire non sono destinati a rimanere sotto il controllo dello Stato”, ha inteso precisare, “Così avremo più tempo per trovare un nuovo partner”. Dopo l’annuncio, il titolo Fincantieri è subito precipitato in borsa, perdendo il 3,86% a Piazza Affari. La Francia sceglie di salvaguardare l’impresa nazionale e, nello specifico, protegge quelle aziende utili a “difendere gli interessi strategici nazionali” come ha recentemente ammesso il leader francese. Non voler dare seguito ad accordi già conclusi è un atto gravissimo:  lo“Schiaffo di Saint-Nazaire” mostra ancora una volta il fallimento del Governo italiano, contro l’azione del governante francese che, in più di un’occasione – dall’emergenza immigrazione, alla politica estera – ha mostrato di dimenticare lo spirito europeista in favore di nazionalismo e protezionismo, esattamente il contrario delle idee politiche manifestate in campagna elettorale. L’ingerenza francese nei confronti degli italiani, in piena violazione della normativa europea sugli aiuti di Stato, potrebbe costare all’Italia fino a 40 miliardi di euro, con perdite di business legate anche al petrolio libico. Macron, nel frattempo, si dimostra decisamente attento ai rapporti con la Libia, ex colonia italiana: riesce a mettere pace i leader libici,  portando a casa applausi dalla comunità internazionale. Per poter realizzare progetti condivisi sono necessarie fiducia e rispetto reciproco, supportati da una classe politica valida che possa con impegno ed entusiasmo, proporre soluzioni anche ai problemi di politica estera. E, soprattutto, con la voglia – che spesso diverse nazioni europee tendono oggi a soffocare – di uscire dalla logica dei confini nazionali.

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