Ispezione Usa a Washington in locali diplomatici della Russia
Come se non bastasse la difficile situazione con la Corea del Nord, è pronta ad accendersi un’altra miccia nei rapporti tra Washington e Mosca. «Una perquisizione all’interno dei locali dei diplomatici Russi, senza la presenza di incaricati ufficiali Russi» spiega li ministero degli esteri di Mosca «è un’azione aggressiva senza precedenti».
Soltanto pochi giorni fa, infatti, gli Stati Uniti hanno effettuati alcune perquisizioni presso il Consolato russo di San Francisco e l’ufficio commerciale dell’ambasciata a Washington, in aree ove vale l’immunità. La situazione è ulteriormente degenerata quando i locali, per ordine del governo americano, sono stati liberati dal personale russo. Nella nota di protesta russa si legge che Mosca teme che «le perquisizioni possano essere usate dai servizi d’intelligence statunitensi per organizzare un atto di sabotaggio antirusso, mediante l’introduzione illegale di oggetti compromettenti».
In realtà, la tensione tra i Paesi è ancor più alle stelle: si tratta di una “guerra delle ambasciate” già in atto da Putin, che da tempo ha deciso di ridurre il numero degli impiegati delle sedi diplomatiche americane. Una vera e propria ritorsione, che aveva visto espellere ben 755 diplomatici Usa nello scorso luglio. Gli attriti nascono già da prima, quando il Cremlino era stato accusato di interferire nelle elezioni presidenziali americane. È evidente che i due presidenti, forti del loro carisma e dei loro interessi commerciali, siano i principali interpreti, assieme a Kim Jong Un, di un vero e proprio “puzzle geopolitico” che potrebbe, in futuro, cambiare le sorti del mondo.
Soltanto pochi mesi fa, tra Russia e America – per bocca di alcuni ex-ministri, si parlava di un “impegno comune” nella lotta contro l’ISIS, di “evitare, in alcun modo, l’utilizzo di armi nucleari”, della possibile “creazione di un nuovo gruppo Nato-Russia per la gestione delle crisi”. Impegni che in alcun modo sono stati presi e che avrebbero potuto, in altri tempi, creare i presupposti per una fattiva collaborazione contro la crisi in Medio Oriente e in Corea.