Italia in recessione

L’economia è malata, ed ha bisogno di una politica sana

L’economia italiana è malata. Lo indicano le statistiche, che con molta franchezza, riportano un misero 0,2% nelle Previsioni economiche d’Inverno della Commissione Europea. È proprio l’UE a bocciare l’Italia, tagliando di fatto le proiezioni di crescita del Pil e mettendo sotto esame l’operato del governo. Il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis ha dichiarato che “quello di cui l’Italia ha bisogno sono riforme strutturali profonde e un’azione decisiva per ridurre il livello di debito pubblico, oggi troppo elevato. In altre parole, politiche responsabili che sostengano la stabilità, la fiducia e gli investimenti”. Dunque, va rivista la politica del governo, che con reddito di cittadinanza e quota 100 non propone alcuno strumento utile per poter favorire la crescita economica, migliorare le condizioni delle imprese sul territorio, creare nuovi posti di lavoro. La manovra “assistenzialista” si sta rivelando come un vero e proprio suicidio economico.      No, il 2019 non sarà un anno bellissimo, come aveva incautamente proferito il Premier Conte. La Commissione Europea non può convincersi sulle idee economiche del governo gialloverde, in primis perché quest’ultimo non rispetta le regole.  I tanti momenti di tensione con l’UE (manovra economica, Tav, migranti, Venezuela e Francia) allontanano l’Italia dal palcoscenico internazionale per mancanza di attendibilità. Le divergenze interne tra Lega e M5S rendono le soluzioni politiche insufficienti a garantire la stabilità del Paese e a darne credibilità internazionale. E quali idee ha proposto il governo per la lotta all’evasione? La misura ridicola della fattura elettronica non ha fatto altro che creare soltanto confusione, innescando ancor più caos nel complesso sistema fiscale italiano. La fattura elettronica ha già messo in ginocchio la categoria dei benzinai, che non possono sopportare un nuovo costo, e sta creando danni sempre più ingenti. Molti hanno preferito chiudere i battenti e non adeguarsi, mentre altri hanno deciso di passare all’azione con scioperi e negoziati. L’immaturità politica viene evidenziata anche nei difficili rapporti con le istituzioni: il presidente di Confindustria Boccia ha evidenziato come il brutto clima presente rende troppo complicato il dialogo: «Noi non critichiamo il reddito di cittadinanza perché siamo contrari ad aiutare i poveri, ma facciamo delle osservazioni di merito. Diciamo che non è con i navigator, a loro volta precari, che si creano i posti di lavoro, ma con lo sviluppo. E diciamo pure che 780 euro al mese di reddito in molti casi scoraggiano le persone dal cercare lavoro. Allora ci attaccano e ci insultano, dicendo che i salari sono troppo bassi. Ma lo sanno che sul netto che va al lavoratore si aggiunge il 120% di tasse e contributi? Insomma, serve un confronto vero, nel merito delle questioni, non a colpi di tweet. Il governo, invece di etichettare come buoni quelli che gli danno ragione e cattivi quelli che lo criticano, dovrebbe per esempio chiedersi perché i sindacati scendono in piazza e con loro anche gli imprenditori preoccupati per il blocco dei cantieri». Nel clima di profondo disappunto, cosa fa il governo? Sicuramente non molla, e prosegue sulla propria strada proprio come il Titanic davanti all’ ultimo iceberg. Il Premier Conte ha rilanciato, indicando il 2019 come “l’anno del riscatto per l’Italia”. Se, come è facile ipotizzare, la crescita registrerà un segno negativo, danneggiando consumi ed investimenti, l’intero progetto del governo sarà ufficialmente un fallimento.

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