Made in Italy e tutela dei prodotti italiani
Le elezioni europee saranno occasione di riportare i fatti legati al made in Italy ed alla tutela dei prodotti nazionali ai primi posti tra le priorità più impellenti.
Il made in Italy è sicuramente più di una semplice indicazione sulla provenienza di un prodotto. Per noi italiani, innanzitutto, il made in Italy è un vero e proprio vanto, in quanto evidenza eccellenze di ogni tipo, le distingue dalla falsificazione delle produzioni estere.
Abbiamo l’orgoglio di detenere nel made in Italy un vero e proprio patrimonio inestimabile: il nostro settore agroalimentare è unico al mondo, così come Ferrari, ambasciatore dei prodotti italiani nel mondo e punta di diamante dell’industria automobilistica mondiale. Dalle manifatture all’agroalimentare, dal vitivinicolo al comparto del lusso: potremmo continuare all’infinito, con moda, arredamento, ingegneria meccanica, e molto altro. Il made in Italy è stato censito al settimo posto in termini di reputazione in tutto il mondo, e il terzo marchio al mondo per notorietà, dopo Coca Cola e Visa.
Il made in Italy costituisce una ricchezza del nostro territorio, che va tutelato ed oltremodo stimolato. È una strategia economica vincente: nel settore dell’industria alimentare favorisce maggiormente le regioni del sud, che hanno registrato una crescita del +5,4%, superiore al nord.
La dicitura “100% italiano” è oggi un simbolo di qualità, che tutto il mondo ci invidia, e che spesso in molti provano a boicottare e penalizzare, come sta provando a fare Trump con i suoi nuovi dazi, o con operazioni su brand secondari come “Testarossa” che le imprese estere sono pronti a bloccare e riutilizzare per i propri fini.
L’Europa ci attacca da tempo, con direttive sempre più ristrette che limitano la storica innata creatività del nostro Paese e dei nostri prodotti. L’Europa non può e non deve decidere con delle norme esterne cosa possa essere meglio per l’Italia, senza tenere conto delle specificità uniche del nostro territorio e della nostra storia millenaria.
La globalizzazione deve essere controllata e limitata, così come l’utilizzo di un’agricoltura “massiva” e di una improponibile normativa europea sulla pesca, piena di assurdi divieti. Il nostro export ha un valore stimato di oltre 130 miliardi, e forse sta dando fastidio a qualcuno, con la continua proposta di norme sulla copertura della salute che di fatto danneggiano la nostra filiera agroalimentare.