Strage di Bologna, alcune importanti rivelazioni sulla pista Palestinese

La Storia recente della Repubblica è macchiata da tanti punti oscuri, legati a vicende che, tutt’oggi, non hanno mai trovato risposta. Tra queste, il più grande attentato terroristico italiano dal dopoguerra, la strage di Bologna.   A distanza di quasi 40 anni, esistono ancora dubbi sulla completa verità di quanto accadde nell’estate 1980. Molti dei protagonisti delle vicende politiche, da Gheddafi agli esponenti dei Servizi Segreti, sono ormai passati alla storia; tuttavia, c’è ancora molto da chiarire.   Esistono dei documenti tutt’ora top-secret del centro Sismi di Beirut, custoditi presso il Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir) che potrebbero riscrivere la storia di Bologna e di una delle pagine più oscure dell’Italia anni 80. Una verità che capovolgerebbe la realtà giudiziaria.   A distanza di 37 anni dalla strage, spuntano nuove clamorose prove sulla cosiddetta «pista palestinese», che lo Stato, e i Servizi Segreti, hanno ripetutamente occultato. Nei documenti si fa riferimento alla rottura del cosiddetto «Lodo Moro», stipulato segretamente tra gli 007 ed i Fedayn. Questi ultimi avrebbero evitato attentati in Italia, ottenendo in cambio il transito indisturbato di armi da destinare al terrorismo. Le indagini iniziano nel novembre 1979, quando i Carabinieri rinvengono e sequestrano in Abruzzo missili terra-aria di fabbricazione sovietica. Le indagini portano a Bologna, con l’arresto di Abu Anzeh Saleh, conosciuto anche dal Kgb e rappresentante in Italia del Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina. Saleh è stato più volte coinvolto nei misteri legati ad alcune tra le più importanti pagine oscure della repubblica: fu infatti contattato dai Servizi Segreti Italiani affinché le Brigate Rosse mediassero con l’Olp per la liberazione di Aldo Moro. Tuttavia, ha negato ogni coinvolgimento palestinese nella strage di Bologna.   Secondo i documenti del Sismi, l’arresto dell’arabo residente a Bologna avrebbe violato il «Lodo Moro» ed aperto le porte all’attacco terroristico. Il transito delle testate missilistiche sequestrate era voluto dal leader libico Gheddafi, in accordo con l’Urss, ma il tutto fu tenuto segreto e lontano dall’inchiesta. Nel semestre precedente alla strage sono molti gli avvenimenti, citati nella documentazione top-secret, che dimostrano come l’evento di Bologna possa essere stato causato dal crescente malcontento dell’ala oltranzista dell’Olp nei confronti dell’Italia, colpevole di aver “violato i patti”. Cosa successe poi esattamente? Come si arrivò davvero alla strage? Perché, dopo l’esplosione, si cercò in ogni modo di depistare le indagini?   È il momento di alzare la testa, di affidarci, senza indugi, alla voglia di giustizia: finora, nessuno ha fatto richiesta al Copasir di poter consultare i documenti segreti, di poter riprendere le indagini, già archiviate, sulla «pista palestinese», di voler far luce sulla verità. È giunto il momento di aprire gli occhi. Restare in silenzio significa essere complici degli assassini, ed uccidere, ancora una volta, le ottanta vittime della strage di Bologna.

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