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vere cause guerra in Siria

Quali sono le vere cause della Guerra in Siria? Cosa i media non ci dicono

Torna lo spettro del conflitto, con una partecipazione, più o meno diretta, anche dell’Italia: la guerra in Siria riempie da qualche giorno le prime pagine dei giornali, ma difficilmente i media analizzano con attenzione le vere cause della Guerra in Siria che stanno generando le ostilità. Gentiloni qualche giorno fa ha riferito Aula sulla crisi siriana, evidenziando come l’Italia resti coerente con la linea di Stati Uniti ed Alleanza Atlantica. L’analisi tuttavia appare estremamente superficiale: il Premier ha infatti espresso il proprio sdegno in merito alla presenza di fantomatiche armi chimiche, trascurando invece i forti interessi commerciali internazionali legati alla guerra. Nessuno ha parlato, sino ad oggi, che il conflitto in Siria interessa il territorio – che si estende tra Siria e Qatar – che ospita e deve collegare uno dei più grandi giacimenti di gas mondiali, e che la lotta contro le armi e per la democrazia, è in realtà una feroce guerra per l’energia.
Cosa ha provocato la guerra in Siria

…mai fermarsi alle apparenze, cerchiamo di capire un po di più su cosa accade veramente in Siria.

Pubblicato da Fabrizio Bertot su domenica 15 aprile 2018
Lo storico contemporaneo Daniele Ganser racconta da tempo come siano stati creati collaudatissimi format di propaganda ideologica, al fine di poter garantire il consenso a aggressioni militari. Parla di jihadisti infiltrati da Turchia (Paese Nato) e Arabia Saudita (alleato arabo degli Usa), al fine di destabilizzare con successo la Siria e far cadere Assad durante le Primavere Arabe; spiega come la politica, oggi, punti inspiegabilmente alle relazioni internazionali con azioni militari programmate. Il tutto, senza che i media ne parlino in alcun modo, con l’aggravante dell’assoluta carenza di informazioni ed aggiornamenti sugli avvenimenti locali in Siria. È un fatto difficile da accettare, se consideriamo che oggi la tecnologia riesce ad informarci su qualsiasi evento in corso, su scala mondiale, in tempo reale. La Siria, negli ultimi anni, si è sempre rifiutata di far passare, sul proprio territorio, un nuovo gasdotto che collega il Qatar con la Turchia, e potrebbe essere questo il vero motivo della recente escalation bellica. I nuovi pipeline, se realizzati, porterebbero l’energia naturale in Europa da canali alternativi a quello della Russia, che attualmente ricopre l’incarico di principale fornitore. L’influenza di Paesi come Stati Uniti e Israele, con gli alleati sauditi e quatarioti, è legata alla possibilità di cambiare i rapporti di forza e l’egemonia dei territori mediorientali con la realizzazione dei nuovi gasdotti. E il conflitto potrebbe cambiare in maniera radicale gli equilibri internazionali.
Siria

La situazione in Siria: Israele è l’ago della bilancia

Secondo voci di intelligence, NetanyahuTrump e Putin stanno cercando di evitare ogni possibile scontro militare nei territori della Siria. Nonostante la situazione appaia molto critica, i leader di Usa, Russia ed Israele sono infatti d’accordo nel ritenere un conflitto diretto potenzialmente disastroso per tutti, con rischi troppo elevati. Sussiste, tuttavia, il problema dell’affidabilità delle fonti: non è ben chiaro cosa possa realmente succedere, e se a queste parole possano corrispondere realmente ai fatti. Pare però che le diplomazie stiano lavorando senza sosta e che gli scontri e gli spostamenti delle truppe mirino anche ad evitare che la guerra possa estendersi senza controllo. Israele ha più volte bombardato le milizie sciite di Hetzbollah finanziate dall’Iran, pressando Putin a costringere l’Iran ad abbandonare la Siria. Ora però non è più così sicuro di avere l’appoggio della comunità internazionale, e neanche di avere quella supremazia militare per poter affrontare il conflitto. Però, pare che l’Iran abbia rinunciato alla creazione di una base militare nel porto siriano di Tartus, notizia che ha fatto tirare un sospiro di sollievo anche agli altri Stati dall’area medio orientale. Osservando la situazione dall’esterno, pare che Trump e Putin siano intenzionati a puntare alla ricerca di una exit strategy che li allontani dalla guerra, e al contempo lavorano per rassicurare Israele. La Russia, in particolare, è ancora alla ricerca di accordi per assicurare una partnership strategica con l’Iran per il controllo dei territori medio orientali. La situazione si rivela però più complessa del previsto: il coinvolgimento della Turchia, impegnata contro le forze siriane, e delle milizie curde non fanno altro che complicare il quadro della situazione Siria, nella quale il ruolo di Israele potrà rivelarsi fondamentale. Nella recentissima visita di Netanyahu a Washington, Israele ha chiesto a Trump di proseguire la politica intrapresa di decertificazione dell’accordo nucleare Iraniano, chiedendo agli Usa una presa di posizione più decisa contro l’Iran.  
Mosca, successo a livello internazionale

I successi di Mosca in campo internazionale, grazie alla capacità di Putin

In questi ultimi anni la Russia è ritornata a ricoprire un ruolo da vera protagonista all’interno dello scacchiere internazionale, con un disegno politico abilmente creato dal presidente Vladimir Putin. Le capacità di governo del proprio leader hanno permesso di mettere in atto un sistema di controllo sui confini nazionali, creando una vera e propria “area di contenimento” che ha come perno il Mar Nero. Una serie di accordi con Ucraina, Grecia, Romania, Bulgaria, Turchia e Grecia garantisce oggi alla Russia una sorta di protezione da qualsiasi minaccia esterna. Con l’Iran, la Russia ha consolidato una cooperazione politica e militare che ha ribadito la potenza della regione del Medio Oriente sottraendola all’Arabia Saudita. Inoltre, l’introduzione degli accordi sul nucleare dei 5-1  tra Usa, Russia, Francia, Inghilterra, Germania e Cina, ha consentito all’Iran un’apertura verso i mercati europei, assicurando la sovranità allo Stato di Hassan Rouhani e creando un volume di scambi commerciali tali da consolidare le prospettive di sviluppo con quello che gli Usa ritengono, ancor oggi, uno “Stato canaglia”. Con la Turchia, Putin fu pronto ad accogliere le scuse ufficiali del presidente Ergoǧan sulle scelte avventate, da parte di Ankara, di abbattere il caccia russo Su-24 nel novembre 2015. In tal modo ha instaurato con loro una coalizione geo-economica e una proficua collaborazione politico-militare che ha messo sotto scacco la Siria. In tal modo la Turchia, che potrebbe in futuro puntare a riacquisire quelle aree perse con le Primavere arabe, si allontana dall’Europa e dall’Alleanza Atlantica entrando nella sfera euroasiatica di Mosca. La conferenza di Astana del 2017 tra Russia, Turchia, Iran, Siria e i ribelli ha segnato il definitivo trionfo di Putin e dei suoi alleati in Medio Oriente, isolando gli Usa, che hanno ricoperto soltanto un ruolo marginale.
Braccio di ferro Donald Trump - Kim Jong-un, con Putin nel ruolo di mediatore

Braccio di ferro Donald Trump – Kim Jong-un, con Putin nel ruolo di mediatore

Donald Trump e Kim Jong-un proseguono, a distanza, la continua prova di forza che continua a creare una tensione sempre più insostenibile. Mentre Kim mette in orbita il Kwangmyongsong-5“, un moderno satellite per lanciare i missili a lunga gittata; Donald annuncia nuove sanzioni ai funzionari nordcoreani che si occupano del programma missilistico. Il segretario al Tesoro americano, Steven Mnuchin, ha inoltre annunciato ulteriori sanzioni dettate dalla “strategia della tensione” che mira ad isolare la penisola coreana, fino a quando non sarà completamente denuclearizzata. Queste vanno ad aggiungersi a quelle annunciate dalle Nazioni Unite lo scorso venerdì, a seguito dei test balistici intercontinentali (i missili della Corea del Nord sono oggi in grado di raggiungere qualsiasi punto del territorio Usa). Le sanzioni recenti mirano a limitare l’accesso di prodotti petroliferi raffinati e petrolio grezzo, nonché dei guadagni dei lavoratori all’estero. Nelle ultime misure restrittive del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, dello scorso 22 dicembre sono state inoltre inserite, tra le altre cose, il divieto di importazione di generi alimentari, apparecchiature elettriche, navi da trasporto, materie prime come legno e magnesite. La novità, in questa situazione, è invece legato al ruolo del leader russo Vladmin Putin, sempre più pronto a proporsi come mediatore in grado di ristabilire l’ordine e trovare un accordo Usa – Corea del Nord. Nel corso di una recente telefonata tra Washington ed il Cremlino, il ministro degli esteri russo Sergei Lavrov ha ribadito al segretario di Stato usa Rex Tilleson la necessità di ridurre la tensione tra i Paesi. Lavroc ha parlato di come la retorica aggressiva di Washington, e l’aumento della presenza militare nella penisola stiano innalzando la tensione, e questo non è accettabile; ha inoltre rappresentato di come, in questo momento, sia importante “passare dal linguaggio delle sanzioni a quello dei negoziati”. La Russia sembra dunque pronta ad una de-escalation della tensione, ma la volontà di voler mediare tra le parti, come dichiarato dal portavoce del Cremlino Dmitry Peskov, implica che entrambe le parti siano disposte ad ascoltare ed accettare.

Crisi Corea del Nord: misteri di uno sviluppo tecnologico

Precipita la situazione politica in Corea del Nord, dopo  il test della bomba ad idrogeno che ha causato due forti scosse di terremoto. Unanime la condanna mondiale, potrebbero nascere i presupposti per un nuovo, pericolosissimo conflitto bellico. Il grande interrogativo che, in queste ore dovremmo farci, è quello delle armi a disposizione dei coreani, e del loro improvviso sviluppo tecnologico: la bomba ad idrogeno è molto più potente di una normale bomba atomica. In più, si tratta di un ordigno bellico miniaturizzato, che può essere caricato nell’ogiva di un missile intercontinentale, in grado di colpire gli Stati Uniti. La tecnologia di miniaturizzazione, realizzabile nel giro di diversi anni, è stata acquisita, inaspettatamente, in tempi record. Nel 2016, i media indicavano i missili nordcoreani come “a corta gittata”, in grado di raggiungere, al massimo, il vicino territorio del Giappone. Oggi, invece, le armi di Kim Jong-Un sembrano essere una minaccia in grado quasi di colpire ogni angolo del globo. Come è stato possibile implementare le nuove tecnologie sui motori di spinta, in un Paese così isolato come la Corea del Nord? Secondo l’intelligence americana, l’assistenza tecnologica viene dall’estero: un esperto tedesco, lo scorso anno, ha notato una somiglianza tra i motori dei missili dei test di Pyongyang con quelli prodotti in Ucraina, esattamente con il modello RD 250, realizzati nella fabbrica Yuzhmash di Dnipro. Tali propulsori sono stati realizzati per l’arsenale russo fino al 2014, ma quelli prodotti negli anni successivi erano rimasti invenduti, a causa della rottura dei rapporti tra Ucraina e Russia. La Corea del Nord potrebbe aver approfittato della situazione accaparrandosi i motori. La vicenda si tinge poi di giallo: Cina e Russia, secondo Washington, potrebbero essere coinvolti nella vicenda. Nonostante le smentite, la compagnia russa Energomash, da sempre in rapporti stretti con la Yuzhmash, potrebbe aver fatto da tramite. Nonostante la criticità della situazione, l’azione degli organi di controllo internazionali è praticamente nulla. Oltre agli Usa, risulta non pervenuta ogni possibile azione o presa di posizione da parte dell’Unione Europea. Come mai? È forse tutto architettato per dare un senso, anche per gli anni a venire, all’esistenza della NATO, che sembra quasi destinata a diventare un semplice organo per il contrasto al terrorismo islamico? Che ruolo continua ad avere la fabbrica ucraina, e perché continua a ricevere fondi per le tecnologie missilistiche che rivende? Da anni la Corea del Nord sfrutta il mercato nero per sviluppare la tecnologia missilistica. Oggi, Kim Jong-Un è purtroppo diventato un nemico molto più credibile, e soprattutto molto più pericoloso.

Aleppo: Sta Perdendo l’Umanità

Conoscere la politica internazionale a volte significa piangere! Le ore passate ad Aleppo e la lunga riunione con il governatore Hussein Dijab mi hanno fatto pensare molto. Cosa possiamo dire a quei bambini che vedono la loro città distrutta, che piangono i loro morti, che applaudono i soldati dell’esercito russo e di quello Siriano, che ritornano a scuola solo da poche settimane? L’impegno militare russo in Siria è stato determinante per liberare Aleppo e Palmira. La lotta al terrorismo islamico (ISIS, DAESH) è una vera e propria guerra…solo sul posto me ne sto rendendo conto. Il trasferimento alla base militare più vicina ad Aleppo e la riunione di due ore con il generale Viktor Kupchishin comandante delle operazioni militari su tutta la Siria sono state molto istruttive sopratutto i dettagli sulle missioni di peace-keeeping e di disarmo dei ribelli. Toccante la cerimonia di commemorazione delle perdite umane durante le operazioni di guerra… Fare politica estera significa prima di tutto informarsi! Forse ONU, UE, OSCE ecc. sono enti inutili costituiti da quegli Stati che per anni hanno ignorato cosa covava sotto la cenere alimentando per interessi geopolitici rivolte e distruzioni? Per una città appena liberata dove le armi sono brandite come fossero telefoni cellulari possiamo davvero dire poco …ma è doveroso riprendere quel dialogo internazionale che avrebbe dovuto impedire tutto questo!

Russia, Occidente e Crisi Ucrania. La verità che i media occidentali non vi dicono.

In questi giorni, i Media stanno dando una visione distorta e parziale della Crisi Ucraina. Per questo motivo oggi parteciperò all’incontro di stasera, “Russia, Occidente e Crisi Ucrania. La verità che i media occidentali non vi dicono”, che si terrà nell’Aula del 400 dell’Università degli Studi di Pavia alle ore 20.30. Interverranno anche lo scrittore Nicolai Lilin, l’analista geopolitico Eliseo Bertolaso e Claudio d’Amico, ex parlamentare e membro OSCE. Nel corso dell’incontro, sarà inoltre proiettato un fotoreportage dal Donbass e ascolteremo i testimoni oculari della strage di Odessa del 2 Maggio 2014. Spero di vedervi numerosi, perché la serata si prevede molto interessante e ricca di contenuti lontani dalla comunicazione mainstream.