confindustria

L’economia italiana non cresce: e la politica cosa fa?

Dopo i recenti fatti di cronaca su migrazione e cittadinanza, è ora la difficile situazione economica a tenere banco. Secondo il centro studi di Confindustria, la situazione è impietosa: si prevede infatti un periodo di stagnazione per il 2019, ed una crescita davvero esigua per il 2020. Il tanto auspicato “cambio di marcia” che la politica economica nazionale doveva garantire non c’è stato, e difficilmente le cose cambieranno nell’immediato futuro, anche puntando alla possibile crescita di domanda estera. Gli elementi che testimoniano la gravità della situazione sono sicuramente costituiti dal progressivo crollo di fiducia nelle imprese, (a soffrire è, in particolare, il settore manifatturiero) e il deterioramento della fiducia economica degli investitori e delle famiglie italiane. La mancanza di fiducia tende di fatto a limitare gli investimenti e le forme di sviluppo, bloccando la crescita dell’economia nazionale. In queste condizioni difficile riuscire a creare nuove imprese e nuovi posti di lavoro; inoltre, come evidenziato da Massimo Antichi, direttore Studi e ricerche INPS, “in Italia c’è un serio problema di orientamento, (…) c’è una grande dinamicità delle imprese nel richiedere nuove qualifiche per l’esigenza di innovazione. Quest’anno, il tasso di disoccupazione salirà al 10,7%. C’è inoltre un altro dato estremamente negativo, quello della Fatturazione Elettronica. Le statistiche evidenziano come, successivamente all’adozione di tale misura, siano scomparse in Italia ben due milioni di Partite iva, vittime dell’ennesima incombenza fiscale di un Governo che tenta, con la forza, di contribuire ostinatamente al Pil italiano sulle spalle dei lavoratori. Secondo Maria Cristina Carella, di Fdi, ““Due milioni di partite Iva scomparse in tre mesi non sono un dato allarmante, sono una vera e propria resa dei lavoratori e dello Stato che dovrebbe tutelare la propria economia”. Il vincolo della fattura elettronica non fa altro che favorire il sommerso e far crescere il lavoro nero: chi ha chiuso, può sicuramente continuare ad esercitare la propria attività senza incombere nell’ennesima tassazione. Rimane tesa la critica nei confronti del reddito di cittadinanza, fortemente voluto dai grillini: come scrive il Sole24Ore” sicuramente non è in grado di offrire alcun vantaggio”. Viene inoltre precisato come “”il contributo stimato sui consumi è di fatto annullato dal calo di fiducia determinato dal suo finanziamento in deficit. Il Reddito darebbe un contributo a valere sui consumi di 0,8 punti cumulati in tre anni, concentrato sul primo, ma il rialzo dei tassi sovrani e il calo di fiducia determinati dal loro finanziamento in deficit hanno un impatto negativo sulla crescita. Quindi i due effetti si compensano determinando un impatto ‘zero’. Stesso ragionamento per quota 100 per cui viene stimato un contributo potenziale di 0,6 punti in tre anni“. Viene quindi certificata una politica economica che, carte alla mano, non ha saputo favorire la crescita, lo sviluppo, creare le condizioni per la creazione di nuovi posti di lavoro, situazione generata dal Governo che gialloverde che, a causa della mancanza di coesione e dall’inesperienza di Di Maio, sta creando enormi buchi nel settore economico.

Commenti

commenti