Obiettivo: tutela del made in Italy
La tutela made in Italy, presente in campagna elettorale per Fratelli d’Italia nelle prossime elezioni europee, ha sicuramente motivazioni economiche, ma è anche legata alla tutela dei consumatori. Gli acquirenti ed i potenziali investitori hanno il diritto di essere sempre informati quando un prodotto è interamente creato in Italia e quando, invece, è un falso contraffatto.
La globalizzazione incontrollata danneggia le nostre imprese, che vivono nella specificità e nella qualità dei loro prodotti. La valorizzazione del marchio italiano è un obiettivo imprescindibile, perché sul mercato globale non siamo sicuramente competitivi nella quantità, come altri Paesi industrializzati, ma sappiamo distinguerci nella qualità della realizzazione. Ad esempio, sicuramente non siamo in grado di competere con la produzione di acciaio degli Stati Uniti, ma sicuramente siamo competitivi nel settore della cantieristica, sulla moda, sul design, sull’agroalimentare.
L’attuale normativa imposta dall’Europa mira a rendere meno tracciabile poco tracciabile la filiera del prodotto, che nel caso del made in Italy deve essere creato e lavorato nel nostro Paese.
Siamo pronti a farci sentire in Europa, per evitare accordi commerciali che non tutelino la nostra produzione, universalmente conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Per dare garanzie a quelle aziende che hanno accettato, con coraggio, di investire in Italia, nonostante un sistema fiscale da riformare e la concorrenza, spesso sleale, dei Paesi esteri.
Fratelli d’Italia si richiede l’introduzione dei cosiddetti “dazi di civiltà”, come recita il programma, per “i prodotti di Stati terzi che non rispettano i nostri standard salariali, di sicurezza sul lavoro e di tutela ambientale, per evitare un pericoloso dumping sociale in Europa”. Questo lo dobbiamo per mantenere “in salute” le nostre imprese, che spesso devono affrontare costi onerosi per mantenere un livello di qualità altissimo, ed ai nostri lavoratori, i cui contratti di lavoro sono sicuramente più favorevoli di quelli utilizzati in tanti paesi dove la produzione è delocalizzata ed il costo del lavoro è nettamente inferiore. I soldi guadagnati da chi lavora in Italia non solo devono assicurare una vita dignitosa, ma devono dare la possibilità a chiunque, nel lavoro, di “crescere “e specializzarsi.
La nostra agricoltura, sta investendo in strumenti tecnologici e la filiera agroalimentare italiana punta al bio ed alla qualità, distinguendosi così dalle tante realtà estere che, pur producendo prodotti simili, non può sicuramente competere con l’Italia.
L’obiettivo è sicuramente anche quello di puntare ad una riduzione delle tasse, tutelando i cittadini e le imprese che capitalizzano. È ora di fermare l’austerità e creare un piano di investimenti pubblici che, unitamente ad una riforma efficace del sistema fiscale, deve poter rispondere alle richieste del mercato favorendo lo sviluppo dell’economia.
La contraffazione dei prodotti made in Italy, che impatta sull’economia nazionale per oltre 7 miliardi di euro, danneggia la proprietà intellettuale, ostacola la retribuzione dell’attività alimentata dall’innovazione umana, rallentando la competitività dei sistemi produttivi incisi dal fenomeno. L’allarme riguarda anche le irregolarità di aziende, gestite da stranieri, presenti in Italia, come ha denunciato, qualche giorno fa Giorgia Meloni, in visita a Firenze. L’evasione danneggia chi è in regola, i piccoli imprenditori ed artigiani che vivono nella legalità e producono manifatture di grande pregio.
L’illecito deve essere contrastato sul nascere, grazie al sapiente lavoro delle forze dell’ordine e all’adozione di un sistema normativo che ostacoli, sul nascere, fenomeni simili.
E il nostro compito, in Europa, sarà quello di parlare a Bruxelles di made in Italy e di tutela del prodotto 100% italiano.