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Il problema dei clandestini sarà al centro della prossima legislatura

Le espulsioni dei clandestini in Italia dovranno essere al centro dei provvedimenti della prossima legislatura. Ha ragione il centrodestra a porre l’attenzione ad un problema che, con l’accoglienza senza limiti di Matteo Renzi, si è amplificato a dismisura, diventando una vera e propria emergenza. Senza un piano di larghi rimpatri e di espulsioni, difficilmente di potrà arginare il fenomeno. L’Italia conta oltre 600 mila clandestini, che non hanno diritto all’asilo ed alla protezione internazionale: per il loro rimpatrio, se consideriamo il costo individuale che oscilla tra i 3 ed i 4mila euro, si può preventivare una spesa complessiva che si aggira attorno ai 2 milioni di euro. Questa cifra, è un vero affare, se consideriamo che per l’accoglienza, l’Italia ha speso ben 10 miliardi negli ultimi tre anni. Il piano rimpatri promosso dal centrodestra, che mira a portare i 600mila stranieri nei loro Paesi di origine, si rivela una soluzione efficace e, relativamente, a buon prezzo, per risolvere il problema dei clandestini. Le risorse del piano rimpatri potrebbero essere utilizzato per mettere in moto la macchina burocratica per la velocizzazione delle pratiche di accompagnamento nei loro Paesi di origine. La spesa annuale per l’accoglienza è in realtà una semplice “presa in carico” del clandestino, che vengono assorbite dai cosiddetti “faccendieri della solidarietà” (cooperative sociali, ong e onlus) pronti a dividersi, in maniera omogenea, quello che è diventato un vero e proprio mercato. La quota stanziata per ogni immigrato è di 35 euro al giorno più iva, e comprende, oltre a vitto ed alloggio, anche abbigliamento, assistenza sociale, linguistica e psicologica e sanitaria. In questo contesto vanno anche ad inserirsi una serie di spese supplementari estremamente onerose: quella dei traduttori durante i colloqui di chi chiede asilo, quella degli Spar, i Servizi Protezione Richiedenti Asilo Rifugiati, destinati ai singoli comuni; le spese straordinarie per la manutenzione e la gestione dei vari hotspot; quello dei diversi programmi di istruzione e terzo settore. Un piano espulsioni massivo e rapido riuscirebbe in poco tempo a contenere le spese e affrontando nel migliore dei modi il drammatico fenomeno dell’immigrazione, con un approccio realista e solidale, ma comunque sostenibile.
Bilancio Migranti Viminale

Il bilancio migranti del Viminale: nulla da festeggiare

Se si parla di immigrazioni illegale in Italia, bisogna indubbiamente partire dal bilancio migranti del Viminale 2017. Il Ministero dell’Interno reputa fin troppo positiva la riduzione degli sbarchi: Nel 2017 hanno infatti raggiunto e coste italiane 119.310 migranti, contro i 181.436 del 2016. Anche se il calo registrato si attesta al -34,24%, durante il corso dell’anno si è assistita ad una vera e propria inversione di tendenza: nel primo semestre il governo Gentiloni ha adottato una politica di “soccorso ed accoglienza” impiegando navi militari e Ue (oltre alle imbarcazioni delle Ong) e lanciando un appello all’Europa per condividere gli oneri di accoglienza. Il numero dei clandestini sbarcati da gennaio a giugno è stato di 83.754 unità, con un incremento del 16% rispetto al medesimo periodo 2016. Nel secondo semestre le carte in tavola sono cambiate: con il sostegno alla Guardia costiera libica si è ottenuta la riduzione del flusso di migranti di oltre 70.000 unità, con un trend di discesa del 73% nel solo mese di dicembre (77%, se si considerano solo i migranti illegali che provengono dalla Libia). Probabilmente se gli accordi del governo con gli organi istituzionali della Libia fossero stati stipulati in precedenza, avremmo potuto dimezzare il numero totale migranti arrivati in Italia nel 2017.   Il primo errore del governo italiano è stato però quello di non intraprendere, già nel 2013, una missione navale in Libia congiuntamente alle autorità locali, per contrastare il fenomeno migratorio; ha invece adottato la politica “di soccorso ed accoglienza” Mare Nostrum che ha acutizzato il fenomeno e consentito di portare in Italia oltre 650mila clandestini, che non riuciamo a gestire nella maniera migliore. Il problema politico è evidente: il PD a Giugno si è probabilmente reso conto, a seguito insuccessi di Renzi, che le politiche adottate sulla gestione dei migranti avevano minato la credibilità del partito, creando una situazione che favoriva le lobby, amplificava le spese per il welfare e causava problemi di sicurezza interna. Il governo Gentiloni è dunque corso ai ripari, cambiando politica e riducendo, in breve tempo, il flusso migratorio. Se il numero di migranti, nel 2017, è sceso, non c’è comunque nulla da festeggiare: c’è davvero tanto rammarico che un problema di tali proporzioni sia rimasto pressoché irrisolto per tanti anni e che, a trarne beneficio, siano state probabilmente solo le Ong e le associazioni che gestiscono l’accoglienza dei profughi. Un apparato militare navale come quello italiano, poteva, da anni e senza particolari sforzi, chiudere in maniera decisa ed ermetica la “rotta libica”, che costituisce uno dei principali canali di ingresso in Europa del terrorismo islamico.  
paura degli immigrati

Paura dell’Euro? No, dei migranti!

Il principale problema dell’Italia è l’Euro? Ritenete che questa moneta abbia danneggiato la nostra economia? Macché! Il primo pensiero degli Italiani è diventato lo Stop all’immigrazione, tema dominante collegato a sicurezza, lavoro, decoro. Seguono, ovviamente, le problematiche legate ai problemi economici e finanziari del Paese. Il recente sondaggio non statistico proposto da La Stampa e dal Financial Times, ha raccolto il clima ed i sentimenti dei cittadini italiani: il problema migratorio è diventato prioritario rispetto ad altre storiche questioni, come la possibilità di uscire dall’Euro o i rapporti dell’Italia con l’Europa. Due terzi tra coloro che hanno partecipato all’inchiesta sono convinti che «l’Unione Europea sia stata un aiuto per il Paese» e non ne gradiscono l’uscita; quando invece si affronta il tema dellimmigrazione, sono in molti a ritenere che il fenomeno rappresenti una vera minaccia. Secondo gli intervistati «L’Italia stia gestendo male il fenomeno epocale ed ineludibile dell’immigrazione», ed i problemi principali «sono le enormi differenze culturali tra l’Islam e l’Occidente». Alcune opinioni sono decisamente disfattiste: «La storia ci insegna che la coesistenza è impossibile, che uno annienterà l’altro e, da quello che possiamo vedere oggi, la civiltà occidentale sarà distrutta. È alle nostre porte un nuovo, oscuro medioevo».  Nessuno sostiene che l’immigrazione possa costituire una risorsa, anche perché «l’Italia non è in grado di governarla efficacemente». Altro nodo che la politica dovrà sciogliere, quello della sicurezza economica: molti elettori manifestano un sentimento di ansia per il futuro economico del Paese. Per la politica estera, il campione intervistato ha ritenuto che la Brexit e l’elezione di Donald Trump siano stati i maggiori eventi negativi. Dunque, ora, sarà compito della politica provare a dare risposte concrete alle incertezze in cui oggi l’Italia deve convivere. Sta alle principali coalizioni proporre soluzioni convincenti alle problematiche più diffuse.
problema migranti da risolvere nei paesi di origine

Il problema migranti va affrontato nei Paesi di origine

Il problema migranti? Va affrontato direttamente, quando possibile, nei Paesi di origine, ove nascono i flussi migratori. L’Italia, adottando la stessa politica miope dell’Europa, ha finora soltanto tamponato il problema con i centri di accoglienza, ma non ha mai compreso appieno che un problema epocale di queste dimensioni va risolto alla radice, proprio come sta avvenendo, in questi giorni, in Costa d’Avorio. I “Millenials” della Costa d’Avorio, sono sempre stati pronti a partire verso quei mondi che hanno potuto vedere soltanto in tv, anche se sono senza lavoro e senza alcuna aspettativa. Il Governo locale sta però lanciando una massiva campagna di informazione che mira a renderli edotti sui pericoli che incombono su chi intende migrare in Europa. Il messaggio è chiaro: «L’immigrazione clandestina è un suicidio. Non partite». Per convincere i ragazzi, è stato organizzato un concerto gratuito di una delle band più importanti del Paese, i Magic System, ed è intervenuto anche l’ex bomber del Chelsea Didier Drogba, che nel territorio ivoriano è considerato un mito. Fino a qualche tempo fa, anche chi aveva un lavoro veniva convinto a partire con molta facilità, in cerca di migliore sistemazione. Si rischiava, convinti che l’Italia e l’Europa fossero una sorta di ricca terra promessa ove tutto era consentito. «Sono vittime dei venditori di illusioni», ha dichiarato il locale ministro dell’Agricoltura, che spera di invertire la tendenza ed evitare l’incubo della schiavitù. Due settimane fa, infatti, un servizio della CNN reso noto in Costa d’Avorio ha mostrato i migranti messi all’asta come schiavi nei campi libici: sono almeno settemila gli ivoriani bloccati in questa difficile realtà. Da allora, le cose stanno lentamente cambiando, al grido di «No all’immigrazione clandestina», che viene da personaggi del mondo della musica e dello sport, così vicini ai giovani. La diaspora delle dinamiche migratorie dall’Africa vanno studiate e represse all’origine. In questo modo si può restituire la dignità a coloro che attraversano il deserto ed il mare, per poi andare a finire in schiavitù o in un centro di accoglienza. Si deve agire nei loro territori di origine, a volte devastati dalle guerre nell’impossibilità di assicurare loro una vita decorosa, così da reprimere questo fenomeno dai risvolti raccapriccianti. Se la Costa d’Avorio è il primo produttore mondiale di Cacao, e l’Europa è il primo consumatore ed importatore, è il caso di domandarsi perché questo Paese dell’Africa Occidentale – come tanti altri in tutto il continente – non possa, con il contributo UE, diventare un luogo dalle condizioni economiche e sociali accettabili.
Stranieri, immigrati ed episodi di violenza

Stranieri, immigrati ed episodi di violenza. Non siamo razzisti, ma realisti

Da Nord a Sud, episodi di violenza a carico di immigrati testimoniano come, spesso, il binomio immigrati ed episodi di violenza rappresenta un’emergenza con la quale siamo costretti a confrontarci. Spesso, luoghi strategici come stazioni ferroviarie o terminal di bus, frequentate da cittadini e studenti, diventano “terra di nessuno”, colonizzati da folti gruppi di stranieri che bivaccano, vendono privi di autorizzazioni e commettono piccoli reati.  La scorsa settimana, l’arresto di uno spacciatore gambiano nei pressi della stazione ferroviaria di Monza ha scatenato l’inferno: il criminale ha opposto resistenza, e gli agenti di polizia sono stati circondati da una ventina di immigrati che hanno iniziato a minacciarli e spintonarli. Ci sono voluti i rinforzi per poter riportare la calma e permettere ai poliziotti di svolgere il loro lavoro. L’operazione ha consentito di effettuare tre arresti, a fronte di sei agenti finiti all’ospedale; il gambiano, in possesso di dosi di hashish e marijuana, ha preferito patteggiare la pena ed è stato rilasciato. A Palermo si registrano episodi di violenza a carico di parcheggiatori abusivi stranieri contro coloro che non intendono pagare: una donna è stata palpeggiata da due parcheggiatori rumeni, poi datisi alla fuga, poiché il marito aveva avuto la forza di reagire al tentativo di estorsione negando di pagare questo fastidioso “pizzo” per lasciare l’automobile in un parcheggio. abbiamo decisamente un problema prepotente dell’immigrazione illegale. Dal Nord al Sud del Paese, episodi simili sono all’ordine del giorno. Gli stranieri, privi di lavoro ed emarginati socialmente, spesso sono costretti a vivere di espedienti, a danno dei cittadini. Quando va bene e non commettono reati, sono nei parcheggi dei supermercati, ad elemosinare in metropolitana, a lavare vetri al semaforo. Uno studio statistico sull’aumento del tasso di criminalità commessa dagli immigrati è stata consegnata da tempo al ministro dell’Interno Marco Minniti; non è il caso di strumentalizzare i risultati, ma il peso della criminalità straniera è evidente. Il 55% dei furti con destrezza è commesso da cittadini stranieri, così come il 51,7% dello sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile. Il 45,7% delle estorsioni, il 45% dei furti in abitazione e il 41,3% delle attività di ricettazione. Ha ragione anche Papa Francesco, quando condanna i politici che fomentano paura parlando di immigrazione e razzismo, ma il compito delle istituzioni è quello di individuare i problemi e reprimerli, perché accusare di razzismo chi condanna l’escalation violenta legata degli immigrati rappresenta una visione miope e buonista di un pericoloso fenomeno che sta lentamente trasformando la nostra vita sociale.
Fondi Sviluppo paesi Africani

Fondi per lo Sviluppo dei Paesi Africani: non risolvono il fenomeno migratorio

Nonostante continuino a riproporsi casi di immigrazione clandestina sulle coste del Paese, il calo dei flussi è evidente: si parla di un -30% rispetto nel periodo gennaio – ottobre 2016 rispetto al medesimo periodo 2017. Ha giovato l’effetto degli accordi che l’Italia ha stretto con il Governo libico di Fayez al-Sarraj, che ha bloccato molte partenze grazie all’intervento della Guardia Costiera Libica. Affronteremo il tema dei Fondi di Sviluppo dei Paesi Africani, ma teniamo presente la realtà dei fatti. Negli ultimi giorni, il numero dei migranti illegali bloccati a Tripoli sono più di un migliaio: per loro è previsto l’affidamento alle agenzie dell’Onu che provvederanno al rimpatrio. Rimane tuttavia in piedi il problema degli sbarchi da Tunisia ed Algeria, spesso legati ad infiltrazioni terroristiche e criminali. Nell’ultima visita in Tunisia, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha evidenziato il problema delle migrazioni clandestine ed ha promesso il sostegno economico al Paese, con lo stanziamento di 40 miliardi dall’Unione Europea. Tajani, nel suo discorso ha evidenziato come il Mediterraneo debba essere visto come un ponte tra l’Europa ed il continente africano, e che noi europei abbiamo la responsabilità di non lasciare lo sviluppo dell’Africa a una Cina che non ha la stessa concezione del rispetto per l’ambiente, i valori democratici e i diritti umani. Un intervento del genere desta molte perplessità: il problema dell’immigrazione indiscriminata ed incontrollata, difficilmente verrà risolto in tempi brevi. L’idea di portare soldi in Africa, per favorire lo sviluppo dei Paesi dell’area mediterranea, sicuramente non contribuisce ad affrontare in modo diretto la questione. La storia recente mostra invece come l’Europa, basata su valori cristiani e sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ed il Nord Africa islamico, siano culturalmente troppo diversi per poter avere dei punti in comune per lo sviluppo armonico con una collaborazione attiva di entrambe le parti.

Fondi Sviluppo Paesi Africani

Lo stanziamento di fondi da parte dell’Unione Europea rischia solo di favorire le attività speculatorie o le aziende europee consolidate che operano nei territori africani. Nella peggiore delle ipotesi, potrebbero essere acquisiti da Governi africani instabili e corrotti, e riutilizzati in maniera occulta per attività non connesse con l’effettiva crescita dei Paesi. Difficilmente vedremo questi fondi “garantire lo sviluppo delle nazioni africane e il miglioramento delle loro possibilità di vita”, vale a dire stabilità politica ed economica, nuove imprese e posti di lavoro. Quindi, in che modo possono contribuire a ridurre i flussi migratori? Al netto del linguaggio diplomatico l’iniziativa suscita non poche perplessità. La Tunisia è uno dei Paesi che periodicamente riapre le rotte di migranti illegali (spesso criminali) puntando a rinegoziare al rialzo gli accordi con l’Italia. Continuare a dare alla Tunisia altri denari significherebbe incoraggiare tale attitudine. Difficile poi vedere una “nostra” civiltà che unisca un’Europa basata su valori cristiani e sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e un Nord Africa/Sahel islamici. Sono decenni che l’Occidente butta denaro in Africa e alla prossima elargizione di 40 miliardi di euro rischia di non raggiungere gli obiettivi sperati: cioè creare sviluppo per scoraggiare le migrazioni. Un po’ perché parte di quel denaro tornerà in Europa sotto forma di retribuzioni a società Ue coinvolte nei vari progetti di sviluppo e una parte importante finirà nelle tasche bucate e corrotte dei governanti africani. Anche nella migliore delle ipotesi, se avesse ragione Tajani nel sostenere che “ci vogliono 40 miliardi di euro per generare un effetto leva di 400 miliardi di euro”, nessun Paese africano assomiglierebbe comunque alla Svizzera prima dei prossimi 30/50 anni lasciando quindi intatte le ragioni che spingono molti a raggiungere illegalmente l’Europa, non tanto in cerca di lavoro ma di un solido welfare assistenziale. Secondo il presidente dell’Europarlamento gli investimenti produttivi in Africa sono la chiave per lottare contro l’emigrazione clandestina, oltre al rafforzamento del controllo delle frontiere. “Non è con le parole che si convincono i migranti a rimanere a casa loro, bisogna offrire loro la possibilità di avere una vita decente” ha detto Tajani. Affermazioni di buona volontà ma che suonano come utopie poco convincenti a chi conosce l’Africa. Sarebbe forse meglio destinare quella cifra a finanziare il rimpatrio di almeno una parte degli oltre 2 milioni di immigrati illegali giunti in Europa negli ultimi anni, dei quali 650 mila solo in Italia dalla rotta libica. Quanto ai paesi africani, la leva finanziaria potrebbe avere un senso come premio a chi non fa partire i propri connazionali invece di donare denari a pioggia a regimi che ci manderanno comunque i loro concittadini per poi chiederci più soldi per riprendersene indietro una parte. Resta infatti evidente che nessuna politica per l’Africa sarà credibile finché l’Europa non respingerà i migranti illegali in arrivo e non espellerà quelli già arrivati negando ogni aiuto agli Stati che speculano sull’immigrazione. In questo contesto sorprende che il ministro dell’Interno Marco Minniti abbia invitato a guardarsi “dai cattivi maestri, dagli apprendisti stregoni che dicono che c’è una mossa che risolve il problema immigrazione”. Minniti ha inoltre espresso il timore “che la democrazia italiana possa essere messa in discussione da un’onda populista”. Come se i partiti cosiddetti “populisti” non vincessero elezioni regolarmente e in modo democratico o proponessero regimi e dittature. Colpisce che un uomo di spessore come Minniti non si sia reso conto che l’unica vera minaccia alla libertà, alla democrazia e ai diritti in Europa è rappresentata dalla penetrazione islamica che anche il PD favorisce, non certo da quelle forze che vorrebbero arginarla.
violenza degli immigrati in Italia

Violenza degli immigrati in Italia

In discussione il rapporto tra ordine pubblico e immigrazione, i fatti gravi di violenza degli immigrati in Italia, stanno creando disagio nella gestione della questione immigrazione. Mentre si avvicinano i giorni delle prossime elezioni, l’ennesimo episodio di violenza, collegato al fenomeno migratorio in Italia, trova posto sulle prime pagine dei giornali. A Lampedusa, cinque magrebini – identificabili quasi certamente in tunisini ospiti dell’hotspot dell’isola – avrebbero tentato lo stupro di una donna 50enne, nella propria abitazione, sulla strada che porta al centro accoglienza. La vittima, capendo ciò che stava per accadere, ha iniziato a gridare chiedendo aiuto e minacciandoli con un bastone, costringendo i cinque alla fuga. Da giorni il Sindaco di Lampedusa denuncia la mancanza di sicurezza sull’isola, incapace di garantire il normale ordine pubblico. Si segnalano diversi furti e molestie, tutti effettuati dai tunisini. Ed episodi simili, purtroppo, trovano riscontro su fatti accaduti in diverse città della penisola. Sono in molti a criticare la correlazione tra ordine pubblico e immigrazione, additandola come valutazione xenofoba e priva di fondamento. Tuttavia, le statistiche evidenziano come il problema immigrati sia strettamente connesso con il numero dei reati commessi nel Paese. Il GIORNALE ha riportato, soltanto qualche giorno fa, come quasi la metà dei detenuti nelle carceri della Capitale arriva da altri Paesi, ma di molti tipi di reati sono gli stranieri a detenere il record: il 55% dei furti con destrezza è loro”.  Si parla di sfruttamento della prostituzione e pornografia (51% del totale dei reati contestati), estorsioni (45,7%), furti in abitazione (45%) e ricettazione (41,3%). Il dato è sconcertante, se consideriamo che i cittadini stranieri in Italia sono solo l’8,3% della popolazione, ma realizzano quasi la metà delle principali attività criminali sul territorio. Si parla ormai di “specializzazione etnica” delle attività criminose: mentre i georgiani sono dediti abitualmente ai furti nelle case, i rumeni sono principalmente interessati alle clonazioni dei bancomat. La politica abbia il coraggio di analizzare questi dati, e di prendere atto che è davvero necessario prendere seri provvedimenti.

Gli impegni del nuovo Governo: economia e politica estera

Nonostante i media propongano dati che mostrino come l’economia italiana ed il lavoro siano ripartiti, la situazione è, in realtà, tutt’altro che confortante: la crescita dell’occupazione, in otto casi su dieci, è relativa a lavori a tempo determinato, che non consentono la creazione di nuovi nuclei familiari, di accendere un mutuo, di crearsi un futuro. Il divario tra il nord ed il sud dell’Italia continua ad aumentare, il meridione rimane indietro anche nella produzione e nell’esportazione. Il ceto medio si assottiglia e diventa ogni giorno sempre più povero. Il Governo Renzi è colpevole di aver alimentato il grave dissesto economico e sociale, certificato dall’Ocse, dal Fondo Monetario Internazionale, dall’Istat, da Svimez, dalla Corte dei Conti e financo dalla Bce. L’Italia rimane, tra i Paesi dell’eurozona, quello con il tasso di crescita minore. L’Italicum ha disatteso le aspettative: c’è bisogno di riforme vere e di un disegno politico che possa sostanzialmente innovare l’economia italiana per “rimettere in moto” l’imprenditoria e il lavoro, troppo bersagliati da imposte di ogni tipo. Paghiamo ancora il fatto di avere a che fare con un fisco incerto, con una burocrazia opprimente e  con la mancanza di una vera programmazione che porterebbe alla definitiva affermazione di modelli di business (PMI innovative, produzione “made in Italy” di qualità, turismo online, solo per citarne alcuni) che potrebbero proliferare nel nostro Paese. L’idea dell’introduzione di una Flat Tax getterebbe le basi per la creazione di una nuova economia: la burocrazia sarebbe ridotta all’osso, lo Stato potrebbe finalmente riavvicinarsi alle persone ed alle famiglie, garantendo la possibilità di “fare impresa” e di lavorare con la certezza, in ogni momento, di sapere quanto effettivamente si stia pagando di tasse e quanto sia possibile mettere sul piatto per un sano bilancio familiare. È assolutamente indispensabile far governare una classe politica competente ed in grado di imporsi anche in Europa: c’è da prendere decisioni importanti in tema di politica estera. Se i precedenti Governi non si sono visti in occasione della crisi Greca, delle dannose sanzioni contro la Russia, quello attuale non sembra così preparato a contrastare fenomeni come immigrazione o terrorismo.

Immigrazione: i fatti di cronaca rappresentano un allarme?

Sono tanti i fatti di cronaca recente che pongono in risalto il problema dell’immigrazione come uno dei principali temi della nostra vita sociale, per il presente e per il futuro dei nostri figli. Le problematiche riguardano fondamentalmente le difficoltà nel poter ricevere immigrati nei nostri comuni per evidenti carenze logistiche, che amplificano i problemi legati al mancato inserimento dei soggetti, i quali, privi di un lavoro stabile ed emarginati culturalmente, sono spesso costretti a vivere di espedienti e si avvicinano alla vita criminale. I problemi di questa natura sono in qualche modo collegati agli stupri di Rimini, allo sgombero dei migranti a Roma, alle tematiche evidenziate nella città di Fiuggi e di tanti altri centri turistici della penisola. Sono tanti, oggi, gli episodi di cronaca che vedono coinvolti giovani migranti che, purtroppo, non fanno altro che peggiorarne l’immagine nei confronti dell’opinione pubblica. Lo Scandalo dell’ONG Tedesca e le dichiarazioni su Marcinelle evidenziano l’inadeguatezza della nostra classe politica, colpevole di una insufficiente attività diplomatica con la Libia e di non aver convinto contro l’Unione Europea che l’Italia gioca un ruolo diverso di tutti gli altri Paesi in tema di immigrazione. Il problema è innanzitutto logistico: l’Italia è particolarmente esposta ai flussi migratori, e deve poter agire liberamente per tutelarsi dagli sbarchi. Non dimentichiamoci mai che un movimento di clandestini, per sua natura, è comunque un’attività illecita che porta problemi di ordine pubblico, che vede muoversi sul territorio persone sconosciute pronte a tutto pur di poter restare nell’unione europea. I rapporti con l’UE, probabilmente, andrebbero rinegoziati. Dobbiamo comprendere se i nostri confini sono nazionali – e devono essere pertanto difesi con un adeguato dispiegamento di forze – o sono confini dell’Europa. In quest’ultimo caso, i costi devono essere ripartiti adeguatamente. Alle spalle di quei confini c’è il popolo italiano, non quello di altri Paesi Europei, pronti a chiudere, al contrario dell’Italia, le porte ai migranti. È oltremodo necessaria un’azione politica europea, che interessi sia i profughi che gli immigrati. Mentre i profughi – secondo i dettami l’UE – vengono ripartiti tra i Paesi UE, i migranti restano sul nostro territorio per molto tempo. Ma i profughi rappresentano soltanto il 5% degli arrivi sul territorio!

Le vergognose dichiarazioni sul Disastro di Marcinelle: #stopinvasione

Durante la ricorrenza dell’anniversario del Disastro di Marcinelle, un incendio in una miniera in Belgio che costò la vita a 262 minatori, tra i quali ben 136 italiani. L’occasione di una sentita commemorazione si è però trasformata ben presto in sdegno quando la strage del 1956 è stata utilizzata impropriamente, nelle parole della Boldrini e di altre cariche dello Stato, come metro di paragone con l’attuale fenomeno dell’immigrazione. La polemica viene alimentata su Twitter dal Presidente della Camera Laura Boldrini:” L’Anniversario tragedia Marcinelle ci ricorda quando i migranti eravamo noi. Oggi più che mai è nostro dovere non dimenticare” Dure le parole anche del Capo dello Stato Sergio Mattarella: Generazioni di italiani hanno vissuto la gravosa esperienza dell’emigrazione, hanno sofferto per la separazione dalle famiglie d’origine e affrontato condizioni di lavoro non facili, alla ricerca di una piena integrazione nella società di accoglienza – ha detto in un passaggio – È un motivo di riflessione verso coloro che oggi cercano anche in Italia opportunità che noi trovammo in altri Paesi e che sollecita attenzione e strategie coerenti da parte dell’Unione Europea“. Anche il Ministro degli Esteri Angelino Alfano ha voluto, esprimere lo stesso pensiero: La tragedia di Marcinelle ci dà ancora oggi la forza di lavorare per un’Europa più coesa e solidale, come l’avevano immaginata i padri fondatori – scrive Alfano in un passaggio – Un’Europa che trae origine e sostanza dal genuino spirito di fratellanza fra i suoi popoli. Un’Europa che sappia fornire una risposta condivisa, unitaria e partecipe alle grandi emergenze dei nostri giorni. Mi riferisco in particolare al flusso continuo di migranti disperati che oggi, come allora, cadono troppo spesso vittime“.   Parole decisamente forti, e sostanzialmente fuori luogo: improponibile paragonare l’emigrazione italiana con la fuga di migranti dal nord Africa.   Gli Italiani sono un popolo che ha saputo soffrire, che si è rimboccato le maniche emigrando per lavorare nei posti ove c’era tale possibilità. Gli Italiani lavoravano in condizioni proibitive e vivevano in condizioni disperate, senza alcun diritto, semplicemente per portare qualche soldo in tasca alle proprie famiglie.  L’attuale fenomeno degli immigrati richiedenti asilo ha saputo solo riempire strutture alberghiere di persone che ora sono in giro a gironzolare senza meta, chiedendo elemosina solo per passare il tempo, creando problemi di ordine pubblico al cittadino. I nostri concittadini chiedevano lavoro e pane, non cellulari, alberghi comodi e connessioni ad internet. Nessun italiano è stato mai mantenuto all’estero come i profughi degli ultimi anni.   Con dichiarazioni del genere, si infanga la memoria di tanti eroi nostrani che hanno contribuito, con il loro sacrificio, a creare un’Italia migliore.