problema migranti da risolvere nei paesi di origine

Il problema migranti va affrontato nei Paesi di origine

Il problema migranti? Va affrontato direttamente, quando possibile, nei Paesi di origine, ove nascono i flussi migratori. L’Italia, adottando la stessa politica miope dell’Europa, ha finora soltanto tamponato il problema con i centri di accoglienza, ma non ha mai compreso appieno che un problema epocale di queste dimensioni va risolto alla radice, proprio come sta avvenendo, in questi giorni, in Costa d’Avorio. I “Millenials” della Costa d’Avorio, sono sempre stati pronti a partire verso quei mondi che hanno potuto vedere soltanto in tv, anche se sono senza lavoro e senza alcuna aspettativa. Il Governo locale sta però lanciando una massiva campagna di informazione che mira a renderli edotti sui pericoli che incombono su chi intende migrare in Europa. Il messaggio è chiaro: «L’immigrazione clandestina è un suicidio. Non partite». Per convincere i ragazzi, è stato organizzato un concerto gratuito di una delle band più importanti del Paese, i Magic System, ed è intervenuto anche l’ex bomber del Chelsea Didier Drogba, che nel territorio ivoriano è considerato un mito. Fino a qualche tempo fa, anche chi aveva un lavoro veniva convinto a partire con molta facilità, in cerca di migliore sistemazione. Si rischiava, convinti che l’Italia e l’Europa fossero una sorta di ricca terra promessa ove tutto era consentito. «Sono vittime dei venditori di illusioni», ha dichiarato il locale ministro dell’Agricoltura, che spera di invertire la tendenza ed evitare l’incubo della schiavitù. Due settimane fa, infatti, un servizio della CNN reso noto in Costa d’Avorio ha mostrato i migranti messi all’asta come schiavi nei campi libici: sono almeno settemila gli ivoriani bloccati in questa difficile realtà. Da allora, le cose stanno lentamente cambiando, al grido di «No all’immigrazione clandestina», che viene da personaggi del mondo della musica e dello sport, così vicini ai giovani. La diaspora delle dinamiche migratorie dall’Africa vanno studiate e represse all’origine. In questo modo si può restituire la dignità a coloro che attraversano il deserto ed il mare, per poi andare a finire in schiavitù o in un centro di accoglienza. Si deve agire nei loro territori di origine, a volte devastati dalle guerre nell’impossibilità di assicurare loro una vita decorosa, così da reprimere questo fenomeno dai risvolti raccapriccianti. Se la Costa d’Avorio è il primo produttore mondiale di Cacao, e l’Europa è il primo consumatore ed importatore, è il caso di domandarsi perché questo Paese dell’Africa Occidentale – come tanti altri in tutto il continente – non possa, con il contributo UE, diventare un luogo dalle condizioni economiche e sociali accettabili.
disoccupazione giovanile

Il disastro della Disoccupazione giovanile, in Italia il lavoro scompare

Il lavoro continua a rappresentare una vera chimera per chi vive in Italia. la Disoccupazione giovanile attanaglia il paese. Sono tante le possibili considerazioni, che vanno dalla cattiva gestione del denaro pubblico alla mancanza di soluzioni necessarie per rivitalizzare il settore e dare opportunità di espansione alle grandi imprese nazionali. Per un politico, in campagna elettorale, è facile toccare temi scottanti come quello dell’impiego dei giovani e degli incentivi sul mondo del lavoro, senza poi offrire alcun risultato oggettivo. Se chi ci governa dichiara che “la priorità sono i giovani”, non evidenzia mai il fatto che l’Italia abbia il record di disoccupazione giovanile, ed un numero record di stagisti. Quello degli stagisti e dei tirocinanti, soluzione che dovrebbe l’apprendimento e la formazione finalizzata all’ingresso nel mondo del lavoro, diventa per tantissimi ragazzi una vera schiavitù. Lo stagista lavora 12 ore al giorno, per guadagnare cifre intorno le 300 euro mensili, con la speranza, spesso vana, di riuscire ad ottenere un contratto con l’azienda. E questo non vuol dire sicuramente dare priorità ai giovani, ma di garantire ad imprese di grandi dimensioni di avere a disposizione manodopera a bassissimo costo senza alcun diritto. Negli ultimi anni, il Governo Renzi/Gentiloni ha offerto ingenti finanziamenti alle banche ed alle aziende, ma non è mai riuscito a tutelare in alcun modo i giovani e pensionati. Non ha “protetto” neanche  le grandi imprese nazionali, che il lavoro avrebbero dovuto garantirlo: la Francia ad, esempio, si muove per acquisire  aziende del calibro di Telecom, ma batte i pugni contro l’interesse italiano per i cantieri navali, impedendone l’acquisizione da parte di Fincantieri. Chi governerà, per il prossimo futuro, dovrà fare i conti con una situazione oggi, insostenibile. Il lavoro nero va punito severamente e sicuramente non depenalizzato, e l’impiego, quello vero, deve essere creato, gestito e tutelato soprattutto dalla politica.
Stranieri, immigrati ed episodi di violenza

Stranieri, immigrati ed episodi di violenza. Non siamo razzisti, ma realisti

Da Nord a Sud, episodi di violenza a carico di immigrati testimoniano come, spesso, il binomio immigrati ed episodi di violenza rappresenta un’emergenza con la quale siamo costretti a confrontarci. Spesso, luoghi strategici come stazioni ferroviarie o terminal di bus, frequentate da cittadini e studenti, diventano “terra di nessuno”, colonizzati da folti gruppi di stranieri che bivaccano, vendono privi di autorizzazioni e commettono piccoli reati.  La scorsa settimana, l’arresto di uno spacciatore gambiano nei pressi della stazione ferroviaria di Monza ha scatenato l’inferno: il criminale ha opposto resistenza, e gli agenti di polizia sono stati circondati da una ventina di immigrati che hanno iniziato a minacciarli e spintonarli. Ci sono voluti i rinforzi per poter riportare la calma e permettere ai poliziotti di svolgere il loro lavoro. L’operazione ha consentito di effettuare tre arresti, a fronte di sei agenti finiti all’ospedale; il gambiano, in possesso di dosi di hashish e marijuana, ha preferito patteggiare la pena ed è stato rilasciato. A Palermo si registrano episodi di violenza a carico di parcheggiatori abusivi stranieri contro coloro che non intendono pagare: una donna è stata palpeggiata da due parcheggiatori rumeni, poi datisi alla fuga, poiché il marito aveva avuto la forza di reagire al tentativo di estorsione negando di pagare questo fastidioso “pizzo” per lasciare l’automobile in un parcheggio. abbiamo decisamente un problema prepotente dell’immigrazione illegale. Dal Nord al Sud del Paese, episodi simili sono all’ordine del giorno. Gli stranieri, privi di lavoro ed emarginati socialmente, spesso sono costretti a vivere di espedienti, a danno dei cittadini. Quando va bene e non commettono reati, sono nei parcheggi dei supermercati, ad elemosinare in metropolitana, a lavare vetri al semaforo. Uno studio statistico sull’aumento del tasso di criminalità commessa dagli immigrati è stata consegnata da tempo al ministro dell’Interno Marco Minniti; non è il caso di strumentalizzare i risultati, ma il peso della criminalità straniera è evidente. Il 55% dei furti con destrezza è commesso da cittadini stranieri, così come il 51,7% dello sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile. Il 45,7% delle estorsioni, il 45% dei furti in abitazione e il 41,3% delle attività di ricettazione. Ha ragione anche Papa Francesco, quando condanna i politici che fomentano paura parlando di immigrazione e razzismo, ma il compito delle istituzioni è quello di individuare i problemi e reprimerli, perché accusare di razzismo chi condanna l’escalation violenta legata degli immigrati rappresenta una visione miope e buonista di un pericoloso fenomeno che sta lentamente trasformando la nostra vita sociale.
Berlusconi si impegna ad aiutare gli anziani programma per le prossime elezioni

Le condizioni economiche degli anziani: una vera e propria emergenza sociale

Quali sono oggi le condizioni dei nostri anziani? Quali sono le condizioni economiche degli anziani… pessime, purtroppo, e non soltanto per possibili problemi di salute, ma anche per l’impossibilità di mantenersi e vivere serenamente ed in maniera decorosa solo con la propria pensione. Passando al setaccio le condizioni economiche degli pensionati, scopriamo il disastro. È l’ISTAT a lanciare l’allarme: le pensioni sono inadeguate a mantenere un dignitoso tenore di vita, e il rischio di povertà, di deprivazione materiale, di disagio abitativo e di degrado sono sempre dietro l’angolo. Secondo i dati ufficiali del 2014 (oggi, probabilmente, la situazione è ulteriormente degenerata), Il 23% delle famiglie in cui il percettore principale ha un’età maggiore di 65 anni, giudica “difficile” la propria condizione economica, e il 10% vive nelle condizioni di povertà relativa. Oltre la metà reputa pensante “il carico di spese per la casa”, e quasi il 14% dichiara di non avere soldi per curarsi o per comprarsi i vestiti. Sono numeri davvero scandalosi ed inaccettabili per qualsiasi Paese civilizzato: gli anziani rappresentano coloro che hanno lavorato per tutta la vita ed hanno contribuito allo sviluppo del Paese come noi non conosciamo, e che ora si ritrovano, per colpa del nostro sistema pensionistico, nell’impossibilità di mantenere una decorosa esistenza. Spesso, sono costretti ad affrontare spese mediche straordinarie, a causa dell’inefficienza del nostro sistema sanitario, ed hanno maggiori necessità rispetto ad individui più giovani, ma meno soldi a disposizione. L’unico a spezzare una lancia e dare voce al problema è stato Silvio Berlusconi: nelle recenti dichiarazioni, ha esternato il malcontento del proprio partito verso le pensioni attuali, ed ha denunciato l’impossibilità di vivere con una pensione troppo bassa. “Oggi nessuno anziano può vivere con una pensione minima di 500 euro” ha esternato il Cavaliere “è doveroso e indispensabile aumentare almeno a un milione di euro i minimi pensionistici. Nessun anziano deve essere escluso da questa misura, comprese le nostre mamme che hanno lavorato tutti i giorni a casa e che devono poter avere vecchiaia dignitoso. Se gli italiani ci faranno governare saranno questi i primi provvedimenti del nostro governo: è un impegno che prendo con voi”. Ha inoltre reso noto che nel governo di centrodestra “ci sarà anche un ministero per la terza età”. Potrebbe essere un importante punto di svolta?
Aung San Suu Kyi premio nobel contro immigrazione illegale

Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace, contro l’immigrazione illegale

La leader birmana Aung San Suu Kyi accoglie nella capitale del proprio Paese ministri degli esteri asiatici ed europei, con un discorso semplice ma efficace nel quale dichiara la propria posizione sul problema delle migrazioni. Secondo Aung San Suu Kyi Conflitti e instabilità nel mondo sono in parte dovuti all’immigrazione illegale che diffonde il terrorismo “ponendo l’attenzione su un problema che sta affliggendo oggi l’Italia e l’intero continente europeo. Aung San Suu Kyi non è una sprovveduta, e neanche una fanatica razzista: è infatti attiva da tanti anni, impegnata in Birmania – oppresso da una rigida dittatura militare – per la difesa dei diritti umani. È il capo del movimento non-violento, insignita di tanti prestigiosi premi per il suo impegno politico, tra il quale il Nobel per la pace nel 1991. Come può un “modello di coraggio civico per la libertà” come la leader della Birmania, schierarsi contro l’immigrazione? Perché, semplicemente, è realista. Comprende benissimo che l’immigrazione illegale ed incontrollata crea problemi di ordine pubblico, situazione in cui il terrorismo trova modo di proliferare. Nel suo discorso, la leader della Birmania non ha citato la crisi dei Rohingya, ma in Birmania sono presenti profughi della minoranza musulmana, immigrati clandestinamente, spesso accusati di atti terroristici. La situazione trova evidenti analogie con quella nostrana, nella quale è presente un flusso di migranti musulmani fuori da ogni controllo.   In Italia, spesso, chi si schiera contro i profughi viene etichettato, troppo facilmente, come razzista, xenofobo e privo di umanità, dimenticando proprio che l’immigrazione illegale viola le leggi vigenti, e come tale va considerato e punito. A livello giuridico, la problematica non è legata al reato di ingresso e soggiorno nel Paese, da anni oggetto di aspre critiche, ma dall’impossibilità di attuare l’espulsione immediata, molto spesso intimata solo formalmente, a causa dell’elevato costo della sua esecuzione e della scarsità delle relative risorse a disposizione. Il premio Nobel per la pace del 1991, oggi ci ricorda dunque che “L’immigrazione illegale diffonde terrorismo e violenza, conflitti sociali e persino la minaccia di una guerra nucleare“. Come darle torto? In Italia siamo forse troppo presi dalla nostra difficile situazione politica, dalle idee della Boldrini, dalle coop e dal business dell’accoglienza, per ricordarci che è il caso di iniziare a prendere opportuni provvedimenti. Spero che l’alto rappresentante della politica estera europea Federica Mogherini, presente in Birmania, abbia compreso il messaggio. La lotta al terrorismo deve partire proprio dalla nostra volontà di far rispettare le leggi.
Fondi Sviluppo paesi Africani

Fondi per lo Sviluppo dei Paesi Africani: non risolvono il fenomeno migratorio

Nonostante continuino a riproporsi casi di immigrazione clandestina sulle coste del Paese, il calo dei flussi è evidente: si parla di un -30% rispetto nel periodo gennaio – ottobre 2016 rispetto al medesimo periodo 2017. Ha giovato l’effetto degli accordi che l’Italia ha stretto con il Governo libico di Fayez al-Sarraj, che ha bloccato molte partenze grazie all’intervento della Guardia Costiera Libica. Affronteremo il tema dei Fondi di Sviluppo dei Paesi Africani, ma teniamo presente la realtà dei fatti. Negli ultimi giorni, il numero dei migranti illegali bloccati a Tripoli sono più di un migliaio: per loro è previsto l’affidamento alle agenzie dell’Onu che provvederanno al rimpatrio. Rimane tuttavia in piedi il problema degli sbarchi da Tunisia ed Algeria, spesso legati ad infiltrazioni terroristiche e criminali. Nell’ultima visita in Tunisia, il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani ha evidenziato il problema delle migrazioni clandestine ed ha promesso il sostegno economico al Paese, con lo stanziamento di 40 miliardi dall’Unione Europea. Tajani, nel suo discorso ha evidenziato come il Mediterraneo debba essere visto come un ponte tra l’Europa ed il continente africano, e che noi europei abbiamo la responsabilità di non lasciare lo sviluppo dell’Africa a una Cina che non ha la stessa concezione del rispetto per l’ambiente, i valori democratici e i diritti umani. Un intervento del genere desta molte perplessità: il problema dell’immigrazione indiscriminata ed incontrollata, difficilmente verrà risolto in tempi brevi. L’idea di portare soldi in Africa, per favorire lo sviluppo dei Paesi dell’area mediterranea, sicuramente non contribuisce ad affrontare in modo diretto la questione. La storia recente mostra invece come l’Europa, basata su valori cristiani e sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, ed il Nord Africa islamico, siano culturalmente troppo diversi per poter avere dei punti in comune per lo sviluppo armonico con una collaborazione attiva di entrambe le parti.

Fondi Sviluppo Paesi Africani

Lo stanziamento di fondi da parte dell’Unione Europea rischia solo di favorire le attività speculatorie o le aziende europee consolidate che operano nei territori africani. Nella peggiore delle ipotesi, potrebbero essere acquisiti da Governi africani instabili e corrotti, e riutilizzati in maniera occulta per attività non connesse con l’effettiva crescita dei Paesi. Difficilmente vedremo questi fondi “garantire lo sviluppo delle nazioni africane e il miglioramento delle loro possibilità di vita”, vale a dire stabilità politica ed economica, nuove imprese e posti di lavoro. Quindi, in che modo possono contribuire a ridurre i flussi migratori? Al netto del linguaggio diplomatico l’iniziativa suscita non poche perplessità. La Tunisia è uno dei Paesi che periodicamente riapre le rotte di migranti illegali (spesso criminali) puntando a rinegoziare al rialzo gli accordi con l’Italia. Continuare a dare alla Tunisia altri denari significherebbe incoraggiare tale attitudine. Difficile poi vedere una “nostra” civiltà che unisca un’Europa basata su valori cristiani e sulla Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo e un Nord Africa/Sahel islamici. Sono decenni che l’Occidente butta denaro in Africa e alla prossima elargizione di 40 miliardi di euro rischia di non raggiungere gli obiettivi sperati: cioè creare sviluppo per scoraggiare le migrazioni. Un po’ perché parte di quel denaro tornerà in Europa sotto forma di retribuzioni a società Ue coinvolte nei vari progetti di sviluppo e una parte importante finirà nelle tasche bucate e corrotte dei governanti africani. Anche nella migliore delle ipotesi, se avesse ragione Tajani nel sostenere che “ci vogliono 40 miliardi di euro per generare un effetto leva di 400 miliardi di euro”, nessun Paese africano assomiglierebbe comunque alla Svizzera prima dei prossimi 30/50 anni lasciando quindi intatte le ragioni che spingono molti a raggiungere illegalmente l’Europa, non tanto in cerca di lavoro ma di un solido welfare assistenziale. Secondo il presidente dell’Europarlamento gli investimenti produttivi in Africa sono la chiave per lottare contro l’emigrazione clandestina, oltre al rafforzamento del controllo delle frontiere. “Non è con le parole che si convincono i migranti a rimanere a casa loro, bisogna offrire loro la possibilità di avere una vita decente” ha detto Tajani. Affermazioni di buona volontà ma che suonano come utopie poco convincenti a chi conosce l’Africa. Sarebbe forse meglio destinare quella cifra a finanziare il rimpatrio di almeno una parte degli oltre 2 milioni di immigrati illegali giunti in Europa negli ultimi anni, dei quali 650 mila solo in Italia dalla rotta libica. Quanto ai paesi africani, la leva finanziaria potrebbe avere un senso come premio a chi non fa partire i propri connazionali invece di donare denari a pioggia a regimi che ci manderanno comunque i loro concittadini per poi chiederci più soldi per riprendersene indietro una parte. Resta infatti evidente che nessuna politica per l’Africa sarà credibile finché l’Europa non respingerà i migranti illegali in arrivo e non espellerà quelli già arrivati negando ogni aiuto agli Stati che speculano sull’immigrazione. In questo contesto sorprende che il ministro dell’Interno Marco Minniti abbia invitato a guardarsi “dai cattivi maestri, dagli apprendisti stregoni che dicono che c’è una mossa che risolve il problema immigrazione”. Minniti ha inoltre espresso il timore “che la democrazia italiana possa essere messa in discussione da un’onda populista”. Come se i partiti cosiddetti “populisti” non vincessero elezioni regolarmente e in modo democratico o proponessero regimi e dittature. Colpisce che un uomo di spessore come Minniti non si sia reso conto che l’unica vera minaccia alla libertà, alla democrazia e ai diritti in Europa è rappresentata dalla penetrazione islamica che anche il PD favorisce, non certo da quelle forze che vorrebbero arginarla.
elezioni Sicilia 2017 vince cdx con Musumeci

Elezioni in Sicilia 2017: VINCE MUSUMECI…sarà Bellissima!

Premessa la soddisfazione per la vittoria di Nello Musumeci alle Elezioni in Sicilia 2017, questo evento ci deve aiutare a capire cosa il popolo Italiano ci chiede! Io non posso certo passare per “renziano” ma tutto questo sparare su Renzi da parte di chi ha perso le elezioni in Sicilia mi da il voltastomaco. Non sarà stato un fenomeno 12 mesi fa ma non credo sia improvvisamente un “bimbominkia”. C’è chi ha perso più di lui e adesso canta vittoria per la sua sconfitta. Non sono certamente del PD ma se lo fossi non rimpiangerei i tempi della FIOM e della Cgil che dettano le manovre economiche, delle “patenti di democrazia” rilasciate dall’ANPI o da Libera, della politica estera indicata da Gino Strada o delle politiche sull’immigrazione decise da Saviano. In politica, come in ogni ambito, si vince e si perde, si fanno errori e si fanno anche cose serie e per bene. Se si governa male una regione o se comunque non ci si è fatti apprezzare dai cittadini si va a casa sconfitti.

Considerazioni sulle Elezioni in Sicilia 2017

A qualcuno è venuto forse in mente che l’Ex Governatore della Sicilia, Crocetta, possa aver scontentato i siciliani? Ed i grillini che pure hanno perso in maniera netta quando pensavano di vincere, si chiedano perché non hanno neppure recuperato voti dagli astensionisti, e riconoscano che pure loro sono un partito qualunque, che qualche volta ha vinto e questa volta a decisamente perso. Il centrodestra ha vinto perché Berlusconi è tornato al momento giusto e sopratutto nel modo giusto: rispettando i consigli e le indicazioni degli alleati e sopratutto del territorio, ed ha tenuto compatto il centrodestra. Dopo tante parole vengo al dunque e al “Nello” Presidente, un amico dalle “radici comuni” auguro buon lavoro per la sua Sicilia: sarà bellissima!
Elezioni Sicilia 2017 Nello Musumeci VINCE

Elezioni Sicilia 2017: Vince Nello Musumeci

Peggio del previsto i risultati delle elezioni regionali in Sicilia per il Partito Democratico, oramai alla deriva e pronto ad una vera rottamazione, nelle Elezioni in Sicilia 2017 Vince Nello Musumeci! Le critiche al “carrozzone” di Renzi erano solo un preambolo di un vero disastro, e di una strategia confusionaria ed inconcludente, degna dei peggiori dilettanti. Durante lo spoglio, il testa a testa tra Cancellieri e Musumeci ha contribuito a ridicolizzare i risultati della coalizione di sinistra, con un pietoso 25% circa. Ma ciò che sorprende, guardando di questo pietoso risultato, è che il candidato PD ha preso appena il 19%! La scelta di Micari ha avuto sicuramente un peso significativo in questa disfatta, compresa la mancanza di idee e di proposte dall’intero partito. Dopo la bocciatura di Crocetta e la bocciatura di Grasso, la scelta del candidato PD è sembrata solo un futile ripiego, sul quale non ha creduto nessuno, neanche i diretti interessati. Come può un partito che è primo in Italia e leader di Governo ha gestire in maniera così penosa la campagna elettorale, passando nel giro di cinque anni dalla vittoria di Crocetta ad una clamorosa Caporetto? Il problema non è solo legato alla scissione della sinistra o alla mancata candidatura di Grasso; si ricollega invece all’andamento catastrofico che vede per il partito di sinistra, in questi ultimi anni, un susseguirsi di insuccessi, con un centrodestra che già da due anni è tornato competitivo, con la perdita di Roma e Torino alle comunali 2016, con la sconfitta dell’ultimo referendum costituzionale. Perché il PD aspetta ancora e non rottama il segretario Matteo Renzi? L’ex-premier è sicuramente il principale colpevole, che continua a ricorrere le idee populiste di Lega e Movimento Cinque Stelle, portando la lotta su un terreno a loro più consono. Il PD perde l’identità europeista e riformista, diventando l’ennesimo “carrozzone” di Renzi: un’accozzaglia di nomi più o meno riciclati, che viaggia senza una meta e senza un vero obiettivo.
Isis minaccia il calcio, Russia 2018

Terrorismo islamico Isis minaccia i Mondiali di Calcio Russia 2018

Nonostante i recenti attacchi terroristici continuino a seminare il panico nelle grandi città europee, il califfato studia nuove strategie del terrore. Il Terrorismo islamico dell’Isis minaccia i mondiali di calcio Russia 2018, dopo il fallimento della propaganda e dello Stato Islamico, punta a creare il panico durante… i grandi eventi calcistici. Il calcio è diventato oggi un nuovo strumento di propaganda mediatica del Califfato, puntando alle minacce terroristiche per i prossimi Mondiali di Calcio in Russia, nel 2018, lo stesso Califfato ha l’intenzione di scatenare i lupi solitari che spesso sentiamo citati negli attentati che stanno insanguinando le capitali del mondo. L’idea non è sicuramente nuova: da anni, i grandi eventi sportivi hanno richiamato l’attenzione di terroristi e fanatici. Durante le Olimpiadi di Monaco nel 1972, un commando palestinese uccise undici atleti israeliani; nel 1996, ad Atlanta, l’attivista di Christian Identity Eric Rudolph ha piazzato un ordigno che, solo per caso, non ha provocato una strage. La minaccia di Al Qaeda nei mondiali di calcio nel 2006 e nel 2010 sono state sostituite, nel 2014 in Brasile, a avvisaglie legate ai problemi interni al Paese sudamericano; nel 2016, per le olimpiadi di Rio, sono arrivate le prime intimidazioni di una cellula dell’Isis in Brasile. Nei prossimi mondiali in Russia l’incubo terrorismo proviene principalmente dalle cellule jihadiste cecene, anche se l’Isis ha già minacciato il Paese ospitante in maniera ufficiale, diffondendo sul portale web Al Wafa Media un’immagine di Messi e Cristiano Ronaldo insanguinati, con scritte inneggianti a possibili azioni di violenza durante gli eventi sportivi. Immagini simili si sono diffuse anche su Telegram, strumento di propaganda molto popolare tra gli adepti del califfato. Le minacce non risparmiano nessuno: è il caso di Didier Deschamps, attuale CT della nazionale di calcio francese. Al Wafa Media ha diffuso un fotomontaggio che ritrae il tecnico transalpino prigioniero e sotto tiro dell’Isis, ritenuto colpevole di rappresentare la squadra di calcio di una nazione nemica dello Stato islamico, e di non aver convocato, negli ultimi anni, giocatori di origine magrebina. La popolarità del calcio amplifica le possibilità terroristiche dell’Isis in maniera esponenziale, se consideriamo il continuo susseguirsi di eventi calcistici (Campionato, Champions League e coppe) e il numero di tifosi che questo sport riesce a richiamare, anche in Italia.  Il mondo Occidentale continua a sottovalutare la minaccia costante del Terrorismo Islamico, cercando motivazioni diverse per non affrontarlo.
Incendi in Piemonte

Il problema degli Incendi in Piemonte? E’ sempre la mano dell’uomo

Gli Incendi hanno devastato il Piemonte e, presto, continueranno a farlo, se non si mettono in atto le dovute contromisure. Dopo il problema delle polveri sottili a Torino, una nuova piaga ha deturpato il territorio, quella degli incendi in Piemonte. Non possiamo imputare il fenomeno soltanto alla natura: ci sono delle colpe evidenti dell’uomo, che hanno facilitato il compito dei criminali del fuoco. Il cambiamento climatico e la siccità hanno giocato sicuramente un ruolo fondamentale nel creare condizioni ideali per proliferare i roghi. Tuttavia, l’utilizzo spropositato delle falde acquifere, il consumo eccessivo e lo spreco di acqua da parte dell’uomo sta rendendo la vegetazione boschiva più arida e più vulnerabile, danneggiando anche la fauna locale. Nessuno, oggi, crede più alla favola delle autocombustioni: esistono fenomeni incendiari dolosi, sempre più diffusi sulla nostra penisola, le cui colpe ricadono sempre sull’uomo. Le istituzioni hanno sempre difficoltà nell’effettuare i controlli, anche a causa dell’imprevedibilità degli incendi, ma l’attività preventiva è diventata, sempre più spesso, inefficace, proprio perché non vengono rispettate alcune basilari norme di sicurezza.     Le condizioni meteo non favoriscono le manovre dei Canadair? Non è questo, purtroppo, il problema principale. La battaglia contro il fuoco in Piemonte va, in primis, combattuta a terra, in particolare con un’azione preventiva e repressiva più efficace. Il sottobosco non viene più ripulito, e non vengono più intagliate frange tagliafuoco che, almeno, riuscivano a circoscrivere i fenomeni incendiari in aree più piccole. Non viene assicurata la normale pulizia delle aree, il legname e le frasche vengono spesso abbandonate nei boschi, diventando potenziali focolai.

Le cause degli Incendi in Piemonte

Negli ultimi inverni, le precipitazioni nevose si sono ridotte notevolmente. Sempre più spesso, l’acqua dolce viene utilizzata per la produzione di neve artificiale, innescando un pericoloso circolo vizioso che continua, con spirito autolesionista, ad inaridire l’intera regione. Un consumo razionale dell’acqua è oggi una priorità imprescindibile per poter fare fronte a tutti i problemi legati all’ambiente e alla tutela del patrimonio naturale della regione, nonché per tutelare il verde contro le attività dei piromani incendiari.